Cos’è la Libertà? Cos’è la Giustizia? Cos’è la Verità?

I “canti” di Gerardo Magliacano sono scevri da condizioni e condizionamenti: canti senza schiavi né padroni, senza schemi prestabiliti e barriere; una resistenza che ha nomi, volti, gesti ed insegnamenti ben precisi; una resistenza che ha e fa memoria, ma non si esaurisce in essa, non si retoricizza. Non leggeremo la resistenza cui la narrazione borghese ci ha assuefatto nell’ultimo ventennio, nessun piagnisteo, nessuna memoria parassitaria o ‘interessata’ e nemmeno vi dovete aspettare la resistenza fatta di bandiere, spillette e magliette antagoniste per ammaliare ed incantare ‘creduloni’, addomesticati da media: né realtà virtuali, da social-network, né materiale per fiction. Magliacano ci introduce nella resistenza universale partendo dai territori, dal – le vite, dagli esempi di persone morte – e qui vi è memoria storica – ma soprattutto ci porta per mano nella resistenza delle persone vive, quella che si tra – duce nella schiettezza del proprio agire. Questa non è una novità per chi conosce l’autore. Già in “Servi della Gleba” – [erre]EDIZIONI, Napoli 2018 – ci esortava a lasciare in pace i morti e a occuparci dei vivi: «[…] Ma lasciamoli in pace i morti […] non speculiamo anche noi sui loro martìri […] se proprio li vogliamo onorare è il caso di stare dalla parte di quelle vite che ancora lottano […] Stiamo con i vivi, questo ci chiedono i morti». Speranza, dunque, ma retta da passato e presente. Memoria, con uno sguardo fisso, rivolto al futuro. Magliacano dipana e ritesse la Storia: da Pino Masciari a Danilo Dolci, da Gennaro Capuozzo ad Angela Davis, dai fratelli Impastato ai fratelli Borsellino, passando per la resistenza dei pastori sardi e dalle barricate in Val di Susa, dalla Terra dei Fuochi alla Terra Nera, fino alla (r)esistenza del Fondo rustico Amato Lamberti, primo bene agricolo confiscato alla camorra della Città di Napoli. Il denominatore comune del testo è la libertà negata, in diverse forme ed espressioni, negata fino all’arrivo del “detonatore”, vivo o morto che sia; simbolico, come l’ulivo di Via D’Amelio a Palermo, o reale, come Toro Seduto nella Riserva indiana. “Canto è [R]Esistenza” è un omaggio a tutte quelle vite consacrate, immolate nel nome di un ideale; un Inno senza confini mentali, temporali, culturali, territoriali; un Inno che danza da pagina a pagina sorretto da citazioni di Silone, Don Gallo, Thoreau, Sciascia, Gaber e Tolstoj, giusto per citarne alcuni. Lasciatevi accompagnare dallo scrittore Magliacano, dall’uomo Gerardo, in un percorso catartico, forse unico e senza precedenti, fino a scoprire che questi “canti di Resistenza” sono, nella loro dirompente portata rivoluzionaria, «un libro per tutti e per nessuno», «un libro per spiriti liberi».

[Prefazione a Gerardo Magliacano, Canto è [R]esistenza, Libri per tutte le tasche. 2020.]

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