di Irene Pagliara
Nel volume si raccolgono gli Atti della Giornata di studi dal titolo «La poesia dialettale di Nicola G. De Donno», che ha avuto luogo il 18 aprile 2015 presso il Museo civico e il Liceo classico «F. Capece» di Maglie (Lecce), in occasione di un progetto di valorizzazione dell’opera del poeta a dieci anni dalla morte, che ha condotto anche alla pubblicazione del volume Tutte le poesie di Nicola G. De Donno, a cura di Simone Giorgino (Lecce, Milella, 2 voll., 2016-2017). Gli interventi, pubblicati secondo l’ordine di presentazione, vengono preceduti da una prefazione di Antonio Lucio Giannone, che funge da guida e presenta un agile e completo profilo biografico dell’autore. L’indagine portata avanti dai diversi contributi non si concentra solo sull’intera produzione poetica dell’autore, uno degli esponenti più significativi della poesia neodialettale italiana degli ultimi trent’anni del Novecento, ma anche sulla tecnica scrittoria e su altri aspetti dell’attività di De Donno, quale l’interesse per la storia locale.
L’intervento introduttivo di Giovanni Tesio, dopo una premessa sulla poesia neodialettale, concentra l’attenzione sui nuclei fondamentali della poetica di De Donno, la cui doppia marginalità, riconducibile alla posizione salentina e alla scelta del dialetto, rappresenta un modo per vivere ed elaborare le contraddizioni della propria patria, senza il pregiudizio che può scaturire da una lontananza forzosa ed esente dal vizio di una prospettiva protetta. Dall’analisi dei temi fondamentali dell’opera dell’autore, dal legame con la propria terra e la tradizione alla densità filosofica e al rigore morale e civile, Tesio ricava anche la parabola di un percorso poetico che, partendo dalla fase dell’invettiva e della denuncia e passando per una riflessione metapoetica sulla poesia stessa, approda negli anni Ottanta- Novanta a un «esercizio di riflessione esistenziale, di nichilistica contemplatio mortis» (p. 36). Segue la relazione di Emilio Filieri, incentrata sulla prima raccolta di De Donno, Cronache e paràbbule (1972), la cui poesia appare nutrita da un sentimento di insoddisfazione che scaturisce dalla frustrazione di un desiderio mai domato di eguaglianza e giustizia. Ciò dà vita ad una serie di sonetti dalla forte vis ironica, talvolta aspra, ma sempre animati da una viva partecipazione e armati di una profonda humanitas dinanzi al baratro civile e al nulla.