di Giovanni Invitto
1. Può apparire anomalo, ma la seduzione è stato un tema spesso affrontato dai filosofi in maniera approfondita e sistematica. Se gli scritti di Kierkegaard sono stati quelli che nell’Ottocento hanno puntualizzato il problema da una angolazione molto specifica, nel Novecento i testi sono stati numerosi. De la séduction di Jean Baudrillard, per esempio, è stato uno scritto che ha prospettato un quadro aggiornato e innovativo[11].
Per questo tema, comunque, si inizia con un testo-pretesto di Stefano Zecchi, prodotto anni fa. Zecchi era stato allievo di Enzo Paci come il già richiamato Pier Aldo Rovatti. Non è un caso, pur nella differenza tra i due pensatori, che, per i discorsi sui fenomeni dell’esserci e dell’esistere legati alla poiesi, quella linea teoretica inaugurata da Paci sia stata la più feconda in Italia.
Nelle pagine precedenti abbiamo introdotto il tema del gioco. Qui parliamo di un tema spesso collegato al momento ludico, quello della sensualità e della seduzione, partendo da un “romanzo” non recente di Zecchi, il cui titolo parla della sensualità[12]. È superfluo stare qui a ricordare il ruolo del “romanzo filosofico” all’interno dell’intera produzione filosofica. D’altro canto, proprio Zecchi aveva scritto che, nelle immagini della scrittura, c’è la traccia della memoria con cui si testimoniamo le possibilità di rappresentare una realtà così sfuggente e sempre pervasiva come l’amore. Lo stesso Zecchi sembra allargare l’ambito della contiguità tra letteratura e filosofia quando afferma che, nella loro storia, gli uomini hanno sempre sentito il desiderio dell’eros come un bisogno di vita e, in modi differenti, hanno cercato di esaudirlo:
Filosofia e arte trovano una naturale contiguità nella ricerca del vero volto di Eros e nel tentativo di individuare il luogo in cui abita[13].