di Rosario Coluccia
Nella sezione «Neologismi (2021)» del vocabolario Treccani (consultabile in rete) è recente l’introduzione della parola «woke» agg. ‘detto di chi si sente consapevole dell’ingiustizia rappresentata da razzismo, disuguaglianza economica e sociale e da qualunque manifestazione di discriminazione verso i meno protetti’. Ricorre anche come sost. femminile e maschile invariabile | (iron.). Questa volta non toccherò l’argomento, che altre volte abbiamo trattato in questa rubrica, della straripante presenza di anglicismi (a volte necessari e acclimatati, più spesso inutili) nella nostra lingua. I lettori conoscono bene il mio pensiero su questo. Usiamo gli anglicismi quando servono, facciamone a meno (e usiamo le parole italiane, che sono belle e da tutti conosciute) quando le parole straniere sono solo un vezzo, una moda o, ancor peggio, rendono difficoltosa la comprensione del messaggio. E, nello stesso tempo, curiamo di imparare bene una o più lingue straniere (a partire dall’inglese), necessarie nel mondo odierno, globale e sempre più intercomunicante.
Alla lettera, potremmo tradurre con ‘sveglio’ la parola «woke», collegata al verbo inglese «wake» ‘svegliare’. Usata metaforicamente, definisce una persona che sta all’erta, si dimostra sveglia nei confronti delle ingiustizie sociali o razziali ed è cosciente delle angherie di vario genere che opprimono le minoranze, di qualsiasi tipo. Indica coloro che, individui o gruppi, sono particolarmente colpiti dalle ingiustizie che si verificano fuori dalla propria sfera individuale, personale o familiare, e rifiutano qualsiasi forma di prevaricazione sociale. Sentimenti generosi di portata generale, da cui tutti dovremmo essere coinvolti.. Nel mondo anglo-americano il termine ha (ri)acquistato vitalità con la nascita del movimento «Black Lives Matter» nel 2014, divenendo rapidamente parola-simbolo, quasi slogan per rappresentare la vigilanza e l’attivismo di fronte alla discriminazione razziale e alle altre diseguaglianze sociali: le discriminazioni che investono le donne (con particolare riferimento ai fatti denunziati dal movimento «MeToo», premiato dal settimanale americano «Time» come “personaggio dell’anno” 2017), gli immigrati, la comunità LGBT (acronimo che identifica la popolazione Lesbica, Gay, Bisessuale e Transgender) e più in generale i gruppi marginalizzati della nostra società. Anche nelle mobilitazioni per il clima, che in misura crescente si diffondono in tutto il mondo (con ottime ragioni, a mio parere), si sono visti cartelli che esibivano la scritta «stay woke» ‘state svegli’ o ‘stare svegli’, a seconda del contesto.