di Giovanni Invitto
1. Quando la scrittura di questo libro si è conclusa, è sorta spontanea nella mente una parola poco consueta: sciarada. Sciarada è termine familiare soprattutto ai cultori di enigmistica e, in misura più ridotta, ai cinefili. Nel più noto e diffuso vocabolario italiano, la definizione di sciarada è quella di un gioco enigmistico consistente nell’indovinare una parola della quale sono state indicate le parti in cui essa può venire scomposta. L’esempio apportato è indovino/indo-vino. Per gli amanti e studiosi del cinema, Sciarada è, invece, il titolo di un film di Stanley Donen, del 1963, con Cary Grant, Audrey Hepburn e Walter Matthau. La trama, che per alcuni critici e spettatori comuni richiama atmosfere hitchcockiane, consiste nella ricostruzione, tramite vari indizi, di un percorso che deve condurre a scoprire dove è depositata un’ingente somma che, alla fine, risulta investita in alcuni francobolli di altissimo valore economico. Il film ha meritato un remake nel 2002.
In questo volume e nei testi in esso presentati si vuole far vedere come linguaggi, forme culturali e voci apparentemente diverse, nel momento in cui si incrociano e si giustappongono, formulino, alla fine, una nuova “parola” o, se si vuole, un nuovo senso a parole antiche. Da questo punto di vista, tra le cosiddette arti, tra le varie forme di circolazione di ciò che la poiesi materializza, è una circolazione sotterranea, un influsso reciproco che modifica modelli e introduce prospettive inattese. Un esempio oramai paradigmatico è la rielaborazione fatta da Warhol delle foto con il volto di Marylin Monroe: quella “sciarada” tra due arti dà un evento nuovo, inatteso che modifica le categorie della produzione e della fruizione nonché della “cultura” estetica intesa quasi in senso antropologico.