di Gianluca Virgilio
Le serie TV e Leopardi. Credo che, mutatis mutandis, si possa applicare alle serie TV, che imperversano sullo schermo televisivo, quanto Leopardi, Zibaldone 2313-2314 (Edizione Damiani, pp. 1499-1500), dice a proposito dei “grandi intrecci in un’azione drammatica” molto diffusi nell’Ottocento: “Il grande intreccio in un’azione drammatica, la complicazione dei nodi ec. distoglie affatto l’animo dell’uditore o lettore dalla considerazione della naturalezza, verità, forza della imitazione, del dialogo, delle passioni ec., e di tutte quelle bellezze di dettaglio nelle quali principalmente consiste il pregio di ogni genere di poesia …(…)… l’unico o certo principale effetto ed affetto ed interesse che i drammi di grande intreccio producono, si è la curiosità; e questa sola spinge l’uditorio a interessarsi e fare attenzione a ciò che si rappresenta, questa sola trova pascolo, e questa sola è soddisfatta nello scioglimento. (…)”.
La curiosità di vedere come evolve una storia, come va a finire (ma andrà a finire una buona volta?), questa è la ragione per la quale gli uomini dell’Ottocento andavano a teatro ed è la stessa ragione che tiene incollati al televisore milioni (ma forse non è sbagliato dire miliardi) di persone nel mondo (il fenomeno infatti è globale).