di Franco Melissano
Luigi Scorrano, noto critico letterario, con il bel volume intitolato Scritture feriali. Poesie 2015-2016 (copertina di Gabriella Torsello), inaugura la collana ProsaPoesia delle Edizioni Grifo, diretta da Antonio Resta.
Nella pagina dedicata al lettore si premura di chiarire il significato dell’aggettivo prescelto: scritture «feriali» perché inserite «nell’orizzonte della quotidianità». E ciò, sempre a detta dell’Autore, non solo per i temi, ma anche per la «colloquialità del dettato».
L’asserto – vedremo poi se e in che termini rispondente alle liriche che compongono il libro – viene ribadito nell’esergo dantesco («…ma dimmi, e come amico mi perdona»), dove l’accenno all’amicizia dovrebbe essere finalizzato, se non erro, ad impetrare l’indulgenza del lettore per lo «stile sobrio e confidente dell’insieme» (V. risvolto della prima di copertina).
Ad una pur veloce scorsa anche il più distratto dei lettori non potrà non notare una serie di citazioni culte. Si veda ad esempio il verso in corsivo a p. 17 («poi di sua preda mi coperse e cinse») (Purg. V, 129) oppure a p. 22 «lo maggior corno de la fiamma antica» (Inf. XXVI, 85); le citazioni di p. 44, la prima dal Vangelo (Giov. 11, 50) e la seconda dall’Eneide, con traduzione in calce; o ancora gli espressi riferimenti all’Orlando Furioso alle pagine 30 e 33. Né potranno sfuggire le innumerevoli incursioni nel mondo classico della letteratura e del mito: la Pizia, Circe, Enea, Anchise, i Campi Elisi, le Furie, Lavinia, l’Enotria, le Arpie, Palinuro, le Parche ecc. Comunque, tutto ciò ben potrebbe rimanere confinato in quel «gioco vario degli inserti intertestuali» di cui L’Autore parla nel richiamato risvolto.
Ma Luigi Scorrano – e non poteva essere diversamente, se solo si consideri la sterminata produzione critica dello stesso – non si limita affatto a ciò, anzi dissemina dappertutto le sue belle poesie di una miriade di citazioni per così dire “occulte”, sicché il libro trasuda letteratura da ogni pagina.