***
Etimologie
In
questi fisculi, mi porti fichi maturi
che
vengono dalla tua bella campagna
ma
se dei cesti facessi gli usi originari
sì
che sarebbe per me una vera cuccagna.
Fisculi
Il Satirico non gradisce, per le sue prestazioni, quali che
siano, il pagamento in natura. Preferisce denaro contante. Lo dice a chiare
lettere, in versi alternati e in modo allusivo, utilizzando, com’è suo solito,
riferimenti dotti. In latino, il fiscus era la cesta di vimini in cui si
riponeva il denaro che doveva essere trasportato, antesignano del nostro
portafogli. In senso figurato, indicava il tesoro dell’Imperatore, appunto il
fisco, da cui il nostro fisculu in dialetto salentino.
***
Priapea
Cerchi
un cazzo borghese o blasonato,
per
affrancarti dal tuo oscuro passato,
e
dare a quei due, tre bastardi smoccolanti
un
tetto, un cognome e due pasti abbondanti;
sei
una troia ripulita, ora a riposo, Taide,
ma
i ricchi amano le puttane incallite e laide;
nei
quartieri alti non troverai, a te acconcio,
una
minchia, un Priapo, un batacchio malconcio.
Ad impossibilia, allora, ritratta il ritiro, muoviti:
torna
nella Suburra, fotti e paga i debiti.
Taide
La
donna che il Satirico ha qui nel mirino è troppo famosa per lasciare adito a
dubbi. Taide è una prostituta che vuol far dimenticare il suo passato, cerca un
uomo perbene, che dia un nome e un futuro ai suoi figli (non si sa neppure se
ne abbia due o tre). Ma chi non conosce Taide? Ne hanno parlato, a partire da
Terenzio, Cicerone, Dante, Borges e chissà quanti altri. Pertanto, il suo piano
è destinato a fallire e lei stessa tornerà nel suo ambiente naturale, la
Suburra, il peggior quartiere dell’Urbe, dove potrà continuare la sua attività
e pagare i debiti. Così il Satirico, coi suoi versi baciati.
***
Medice,
cura te ipsum
Il
dottore, di buona lena, nel suo ufficio mattutino,
visitando
ammalati, obblighi di dimora e vecchine,
ha
uno strano vizio, per Pluto, niente affatto carino:
intanto
che ausculta, prescrive e tutto il connesso,
il
furfante invola vasellame e argenteria.
Ippocrate
dei miei coglioni, cura prima te stesso!
Cleptomania
È
di scena un medico cleptomane, che va in giro, nelle case dei pazienti, a far
visite, e intanto trafuga ogni oggetto di valore che gli capiti a tiro. Pluto,
il dio della ricchezza, biasima certamente questo comportamento e Ippocrate si
rigira nella tomba. Ma che fare? Beh, è chiaro, questo medico, come suggerisce
il Vangelo secondo Luca (4, 23: Medice,
cura te ipsum), ha bisogno dell’aiuto almeno di uno psicologo.
***
Luna-fortuna
Salute
a te, uomo della fortuna
come
è mutevole la tua luna
ma
Tiche è capricciosa, si sa
domani
toglie quel che oggi dà.
La
Tyche
La Tiche
o Tyche della mitologia greca era la dea della fortuna e della
inevitabilità. In questa quartina, il Satirico la associa alla luna e ne fa una
dea “capricciosa”, che dà è toglie senza motivo. Pertanto, l’uomo fortunato
-ammonisce il Satirico – non si crogiuoli troppo perché da un momento all’altro
potrebbe perdere tutto e sperimentare di persona com’è mutevole la
Luna-fortuna.
Saturae XIII
***
Etimologie
In questi fisculi, mi porti fichi maturi
che vengono dalla tua bella campagna
ma se dei cesti facessi gli usi originari
sì che sarebbe per me una vera cuccagna.
Fisculi
Il Satirico non gradisce, per le sue prestazioni, quali che siano, il pagamento in natura. Preferisce denaro contante. Lo dice a chiare lettere, in versi alternati e in modo allusivo, utilizzando, com’è suo solito, riferimenti dotti. In latino, il fiscus era la cesta di vimini in cui si riponeva il denaro che doveva essere trasportato, antesignano del nostro portafogli. In senso figurato, indicava il tesoro dell’Imperatore, appunto il fisco, da cui il nostro fisculu in dialetto salentino.
***
Priapea
Cerchi un cazzo borghese o blasonato,
per affrancarti dal tuo oscuro passato,
e dare a quei due, tre bastardi smoccolanti
un tetto, un cognome e due pasti abbondanti;
sei una troia ripulita, ora a riposo, Taide,
ma i ricchi amano le puttane incallite e laide;
nei quartieri alti non troverai, a te acconcio,
una minchia, un Priapo, un batacchio malconcio.
Ad impossibilia, allora, ritratta il ritiro, muoviti:
torna nella Suburra, fotti e paga i debiti.
Taide
La donna che il Satirico ha qui nel mirino è troppo famosa per lasciare adito a dubbi. Taide è una prostituta che vuol far dimenticare il suo passato, cerca un uomo perbene, che dia un nome e un futuro ai suoi figli (non si sa neppure se ne abbia due o tre). Ma chi non conosce Taide? Ne hanno parlato, a partire da Terenzio, Cicerone, Dante, Borges e chissà quanti altri. Pertanto, il suo piano è destinato a fallire e lei stessa tornerà nel suo ambiente naturale, la Suburra, il peggior quartiere dell’Urbe, dove potrà continuare la sua attività e pagare i debiti. Così il Satirico, coi suoi versi baciati.
***
Medice, cura te ipsum
Il dottore, di buona lena, nel suo ufficio mattutino,
visitando ammalati, obblighi di dimora e vecchine,
ha uno strano vizio, per Pluto, niente affatto carino:
intanto che ausculta, prescrive e tutto il connesso,
il furfante invola vasellame e argenteria.
Ippocrate dei miei coglioni, cura prima te stesso!
Cleptomania
È di scena un medico cleptomane, che va in giro, nelle case dei pazienti, a far visite, e intanto trafuga ogni oggetto di valore che gli capiti a tiro. Pluto, il dio della ricchezza, biasima certamente questo comportamento e Ippocrate si rigira nella tomba. Ma che fare? Beh, è chiaro, questo medico, come suggerisce il Vangelo secondo Luca (4, 23: Medice, cura te ipsum), ha bisogno dell’aiuto almeno di uno psicologo.
***
Luna-fortuna
Salute a te, uomo della fortuna
come è mutevole la tua luna
ma Tiche è capricciosa, si sa
domani toglie quel che oggi dà.
La Tyche
La Tiche o Tyche della mitologia greca era la dea della fortuna e della inevitabilità. In questa quartina, il Satirico la associa alla luna e ne fa una dea “capricciosa”, che dà è toglie senza motivo. Pertanto, l’uomo fortunato -ammonisce il Satirico – non si crogiuoli troppo perché da un momento all’altro potrebbe perdere tutto e sperimentare di persona com’è mutevole la Luna-fortuna.