Noi non possiamo “gestire” la natura, ma possiamo gestire le attività che la alterano. La gestione richiede leggi che modifichino il nostro rapporto con il resto della natura. La Legge Salvamare, da poco approvata in Senato, è un importante capitolo della conversione ecologica che, finalmente, prende atto della necessità di un cambio di rotta. Le intenzioni della legge, come suggerisce il suo nome, sono che si salvino i nostri mari. Ora la legge deve passare alla Camera. Finalmente l’Italia si dota di strumenti legali che potrebbero portare al miracolo a cui stiamo assistendo nel Tamigi. E questa volta non si salva solo un fiume: si salvano i nostri mari.
C’è già qualcuno, però, che parla di “migliorare” la legge, modificandola. Il che allungherebbe di molto l’iter di approvazione e la legge si potrebbe arenare nei meandri delle procedure, visto che le modifiche alla Camera la farebbero ritornare al Senato, dove il gioco al “miglioramento” potrebbe continuare. Si tratta di una pratica dilazionatoria che ricorda quella degli avvocati che non mirano all’assoluzione dei loro clienti ma alla prescrizione dei reati di cui sono accusati. Si tira in lungo, cavillo dopo cavillo, per far decadere il processo oppure, come in questo caso, la legge. Non metto in dubbio che chi propone modifiche abbia le migliori intenzioni, ma il meglio è spesso nemico del bene.
La transizione ecologica non può avvenire senza opportune legislazioni che mettano dei “paletti” alle azioni che compromettono l’integrità della biodiversità e degli ecosistemi.
Ma le misure non bastano. Bisogna valutarne l’efficacia. Se il Regno Unito avesse approvato magnifiche leggi, ma il Tamigi fosse rimasto “biologicamente morto”, queste leggi avrebbero rivestito un ruolo squisitamente formale, mentre la sostanza non sarebbe cambiata. Sarà lo stato della biodiversità e degli ecosistemi, a seguito delle iniziative intraprese, a testimoniarne l’efficacia. Se lo stato della natura migliora, le leggi sono efficaci. Il Tamigi è rinato e lo testimonia il ritorno degli squali. La transizione ecologica, attraverso la Legge Salvamare, avrà successo se la biodiversità e gli ecosistemi rinasceranno. Questo richiede che lo stato della natura sia tenuto sotto costante controllo, per comprendere se le misure proposte hanno gli effetti desiderati. Il PNRR si prefigge di realizzare la transizione ecologica e c’è un solo modo per capirne l’efficacia: monitorare lo stato della natura in termini di biodiversità ed ecosistemi. Se lo stato migliora, le misure sono efficaci, se non migliora le misure non sono efficaci. Come ripeto in modo ossessivo, accanto ai giuristi, agli economisti e ai tecnologi, devono lavorare gli esperti della natura. Saranno loro i giudici dell’efficacia delle proposte di transizione.
[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 14 novembre 2021]