Su un libro di Giuseppe Cassieri: Scommesse e altri racconti

Il tema del Caso che modifica programmi, sconvolge piani apparentemente ben congegnati ritorna anche in altri racconti, come in Una tecnica prussiana, dove l’inaspettato comportamento di un bambino fa fallire il rigido metodo educativo dei genitori tedeschi, o in Jogger, in cui il protagonista, mentre sta correndo, a causa di un’ostruzione stradale nel percorso prestabilito, va a finire all’interno di una cappella piena di fedeli, venendo accusato per questo di “turbativa in luogo sacro”.

Altre volte l’imprevedibilità degli avvenimenti sembra invece rivelare una dimensione diversa dell’esistenza che costringe a fermarsi e a riflettere per qualche momento e non è un caso forse che ciò avvenga, in due racconti, per la presenza degli animali.  In Le cavallette, ad esempio, una moria di cavallette in una località di villeggiatura suscita a Manuela, impressionata da quello spettacolo inatteso, “una sillaba di pietà” per quelle fastidiose creature, “come succede per un nemico che ha cessato di esistere”. Mentre in La capra di Eleusi l’io narrante, in giro tra templi, cripte, ipogei, alla affannosa ricerca dei “misteri” eleusini, incappa alla fine in una capra, nascosta in una grotta, che sta per partorire e che costituisce forse, nella sua umile quotidianità, il vero “mistero” di quel luogo.

Ma nel libro sfila anche un campionario di varia umanità costituito da personaggi bizzarri, estrosi, stravaganti, ritratti con graffiante ironia o scrutati col desiderio di scoprire la “molla” segreta del loro agire: la “moglie del regista” che si sostituisce in tutto e per tutto al marito, essendo “ambiziosa per lui”; il musicista che cerca, e alla fine trova, l’ispirazione percuotendo il pavimento con le sue scarpe; il “batterista” indemoniato che nel privato si rivela l’uomo più tranquillo di questo mondo; il mormone italo-americano Frank Granata, il quale si serve del nome del fondatore della sua religione, il “profeta” Joseph Smith, per propagandare i formaggi da lui venduti.

D’altra parte, la pubblicità sempre più invadente, come pure le ossessionanti canzonette che spuntano, in stridente contrasto, nel finale di una rappresentazione all’aperto di una tragedia di Euripide, in Recita al teatro romano, sono altri aspetti della società verso le quali lo scrittore non risparmia il suo sarcasmo. Un tono grottesco e irridente è presente invece nel racconto Il frutto interdetto, dove viene descritta un’antica usanza di Ripa di Macchia, quella della “ingreppiata”, cioè della scorpacciata di fichi d’India, che provoca al segretario comunale un blocco da cui viene liberato miracolosamente in seguito a una “grazia”  fattagli da Sant’Eustachio.

Una ironia venata di malinconia  si nota infine in L’uomo dal proverbio in bocca dove si narra che  in seguito alla morte di Antineo Morace, un vecchio “apparatore” di Suio Canneto, scompare anche il suo laboratorio artigianale trasformato dalla intraprendente nipote in un più utile e vantaggioso locale alla moda rivolto ai turisti, il “Pubizza Morace”, segno dei tempi ormai inesorabilmente cambiati.

    [In “Corriere del Mezzogiorno”, 25 novembre 2006]

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