Su un libro di Giuseppe Cassieri: Scommesse e altri racconti

di Antonio Lucio Giannone

   Giuseppe Cassieri (Rodi Garganico 1926 – Roma, 2008)  esordì nel lontano 1952, ancora in pieno neorealismo, con un romanzo, Aria cupa, al quale poi ne sono seguiti numerosi altri pubblicati con le maggiori case editrici nazionali. Nelle sue opere ha condotto una lucida, e a volte impietosa, analisi della società, all’inizio con toni di denuncia e poi attraverso la lente deformante dell’ironia e del grottesco, mettendone in luce contraddizioni, vizi, mode, luoghi comuni. Anche in Scommesse e altri racconti (Lecce, Manni, 2006), lo scrittore pugliese  prosegue in questa direzione osservando attentamente alcuni fenomeni tipici del nostro tempo con la consueta vena umoristica che nasconde in realtà una riflessione di fondo e con una sempre maggiore levità di tono ottenuta in virtù di una suprema maestria stilistica.

Nel primo e più consistente racconto che dà il titolo al volume, Scommesse, affronta, ad esempio, un problema estremamente attuale in una società in cui il numero degli anziani va aumentando sempre di più, la “sindrome del pensionismo”, cioè il particolare stato d’animo che affligge tante persone dopo la fine dell’attività lavorativa, proponendo una originale soluzione. Ma qui le “scommesse” che fa l’io narrante, un vice direttore di banca andato prematuramente in pensione, per superare il suo malessere, sono una sorta di metafora che vale anche per altri momenti della vita. Esse infatti vogliono essere un invito a non adagiarsi mai nella routine quotidiana col rischio di morire anzitempo, ma a inventarsi la propria esistenza giorno dopo giorno, perché, come scrive l’autore, “scommettere in qualcosa, in qualcuno, significa lottare, stuzzicare l’istinto, rimettere in moto la tavola pitagorica e scuotere le palle impallinate”. Da qui la necessità della scommessa, l’affidarsi al caso, come quando, insieme a due altri amici, il dottor Gabrieli sale sugli autobus della capitale senza munirsi di biglietto con la possibilità quindi di essere scoperto e multato dal controllore e di fare per di più una figuraccia alla sua età.

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