Esiste una profonda relazione tra la biblioteca di ciascuno e la sua esistenza; esiste una profonda relazione tra il sentimento che prova nei confronti dei libri che raccoglie e il sentimento che prova nei confronti dell’universo. Allora, forse si potrebbe anche dire che ciascuno è parte di quell’universo di titoli e pagine. Ne diventa parte ogni volta che con quelle pagine stabilisce un confronto, ogni volta che sente il desiderio, spesso inesaudito, di entrarci dentro per potersi stupire. Come quando qualcuno si stupisce di una notte stellata, di una luna dalla bellezza assoluta sospesa in una lontananza che sembra straordinariamente vicina, oppure di un sogno che aveva un nitore che attribuiva alle immagini il carattere di una realtà più reale di ogni realtà. Forse una biblioteca universale è, in qualche modo, una fantastica esplorazione dell’universo. Ci fa il dono dell’illusione di poterci entrare e uscire quando vogliamo, di poter penetrare e sciogliere i suoi misteri in un tempo relativamente breve, di poterci impossessare delle sue manifestazioni che ci lasciano senza fiato. Forse si potrebbe anche pensare che la quantità dei libri di cui si compone, in fondo non abbia nessuna importanza, o che comunque non ne abbia molta, che non rappresenti una condizione essenziale. Potrebbe anche essere un libro solo. Potrebbe anche essere un solo atlante, un solo dizionario, una cronologia di fatti della storia, un semplice manuale di astrologia, o di fisica, o di anatomia. Una carta geografica. La mappa di un luogo sconosciuto. Potrebbe anche essere un solo racconto, una sola poesia. Potrebbe anche essere un solo libro di avventura. Potrebbe anche essere un solo libro di preghiere. Perché un libro, anche un solo libro, può contenere l’universo per intero con tutto l’incantesimo della sua vastità senza misura. Allora bisogna salvate tutti i libri. Bisogna salvare il libro. Difenderlo dalle insidie, dagli assedi, dai roghi d’ogni sorta. Ribadire quello che disse Umberto Eco una volta: il libro è come il cucchiaio, il martello, le forbici, la ruota, che una volta inventati non si può fare di meglio.
Negli anni della guerra fredda, la Radio realizzò un programma in cui si proponeva ad una decina di scrittori e critici italiani di rispondere a questa domanda, che purtroppo vale anche ai giorni nostri: nella dannata ipotesi che una guerra atomica faccia scomparire anche gli ultimi resti della nostra civiltà, gli americani hanno creduto opportuno prendere alcune precauzioni. Tra l’altro una commissione sta compilando l’elenco delle opere letterarie che, sepolte in un luogo sicuro in un paese che si presume sopravviverà alla catastrofe, testimonieranno ai posteri lontani i caratteri della vita e della civiltà da Omero ad oggi. Se lei facesse parte di quella commissione, quali libri italiani sceglierebbe?
Riccardo Bacchelli rispose così: provvediamo, vi scongiuro, a metterne quanti più si possa e il più possibile al sicuro. Così avremo fatto quel che ci compete, e in salvo avremo messo, nulla e tutto, la coscienza.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica, 7 novembre 2021]