di Antonio Errico
Solomeo è una frazione del comune di Corciano, in provincia di Perugia, che conta circa 430 abitanti. Brunello Cucinelli è un imprenditore del cashmere che a Solomeo vuole realizzare una biblioteca universale. Qualche volta viene da pensare che le storie che attraversano il mondo sarebbero completamente diverse da quelle che sono se ogni borgo, ogni paese, avesse una biblioteca universale. Può essere piccola o può essere grande, può essere caotica o di un ordine perfetto, ma una biblioteca è sempre un universo. La storia di una civiltà è una biblioteca. Anche il futuro di una civiltà è una biblioteca. Se non si vuole lasciarsi sfuggire la storia, se non si vuole che il futuro non sia altro che un paesaggio isolato nella nebbia, è indispensabile che di tanto in tanto lo si guardi dagli scaffali di una biblioteca.
I mezzi per costruire e costruirsi conoscenze sono tanti. Alcuni sono affidabili, altri lo sono di meno. L’affidabilità è determinata dai risultati che nei secoli hanno prodotto in favore di ciascun uomo, dell’intera umanità, delle civiltà. Il libro è uno dei mezzi più affidabili e sicuri, forse il più sicuro, fino a questo momento. Forse anche altri lo sono, ma per averne la certezza, bisognerà sottoporli alla prova più difficile e meno equivocabile: quella del tempo, per secoli. In una delle prime pagine del romanzo di Sebastiano Vassalli che si intitola Un infinito numero, il personaggio che narra, di nome Timodemo, schiavo di Virgilio, dice che nella biblioteca del poeta, imparò tutte o quasi tutte le cose più importanti che erano state pensate e scritte prima che lui nascesse. In quel meraviglioso universo composto da rotoli di papiro, si abituò a guardare il mondo con cento occhi, anziché soltanto con i suoi, a sentire nella testa cento pensieri diversi anziché soltanto il suo pensiero. Poi, quando non ebbe più neppure un libro da leggere, quando conobbe tutto quello che la biblioteca gli consentiva di conoscere, Virgilio gli disse che si sarebbero presentati davanti al magistrato perché fosse iscritto nel registro dei liberti. Ma Timodemo era già un uomo libero: il suo ingegno e la sua cultura lo avevano reso tale.