Vittorio Bodini fra Sud ed Europa (1914-2014)

Nato a Bari il 6 gennaio 1914 da una famiglia di origine e tradizioni leccesi, Bodini, che morì a Roma il 19 dicembre 1970, è stato poeta, narratore, saggista, ispanista e traduttore. Ha fondato e diretto  la rivista «L’esperienza poetica» (1954-1956) e ha insegnato a lungo Lingua e letteratura spagnola presso le Università di Bari e di Pescara. Considerato unanimemente il maggiore scrittore pugliese del secolo passato, di livello nazionale e respiro europeo appunto, Bodini è «una delle figure intellettuali e artistiche più originali e significative del nostro Novecento», come è stato definito dall’ex Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, nel suo messaggio di saluto ai convegnisti.  

Purtroppo, però, la sua opera è ancora poco nota in campo nazionale e il suo nome figura raramente sulle storie letterarie, nelle antologie e nei manuali scolastici. Molteplici sono le ragioni di questa sorta di damnatio memoriae che lo ha colpito dopo la morte. La prima è che la fama dell’ispanista e del traduttore ha messo un po’ in ombra la sua produzione  creativa. Le sue traduzioni e, in particolare, quelle del Don Chisciotte, delle opere teatrali di Lorca, dei poeti surrealisti spagnoli, sono ritenute ancora oggi esemplari e vengono continuamente ristampate dall’editore Einaudi.

Un altro motivo di questa ‘dimenticanza’ sta nella limitata conoscenza della produzione letteraria di Bodini anche da parte degli studiosi, i quali, fino a poco tempo fa, erano al corrente, nel migliore dei casi, soltanto dell’opera poetica, apparsa negli Oscar Mondadori nel 1983 per le cure di Oreste Macrì e attualmente disponibile presso le edizioni Besa di Nardò, che l’hanno ristampata, ma non degli altri aspetti della sua attività. Questo, perché Bodini, morendo prematuramente, a soli cinquantasei anni, non ebbe il tempo di sistemare e raccogliere in volume gli altri suoi scritti. L’ultimo anno di vita, ad esempio, aveva proposto a Einaudi un libro di racconti, ma a causa della morte questo progetto non si poté realizzare. Al momento della scomparsa, insomma, i racconti, i reportage, le prose di critica letteraria e d’arte, fondamentali per comprendere la sua poesia ma validi anche per sé stessi, erano rimasti ancora dispersi su giornali e riviste.

Ma anche l’opzione tematica principale della sua opera, il Sud, lo ha penalizzato, avendo ingenerato equivoci e fraintendimenti anche tra i critici più autorevoli che l’hanno scambiato spesso per un poeta del ‘colore’ meridionale, non accorgendosi che il Sud in Bodini è una sua originalissima ‘invenzione’, come egli stesso rivendicò in una lettera a Oreste Macrì, il 1°  febbraio 1950: «Ora questo Sud è mio; come le mie viscere; io l’ho inventato». Questo tema, infatti, assume molteplici significati e si sostanzia di una riflessione esistenziale, storica, sociale, antropologica che conferisce alla poesia bodiniana un notevole spessore e dà ad essa una sorprendente attualità. Non a caso il Sud  diventa per lui una scelta definitiva e acquista una valenza ancora più ampia e complessa dopo un’altra fondamentale esperienza europea, la permanenza in Spagna, dove si trattiene dal novembre del 1946 all’aprile del 1949. Qui infatti, con la guida ideale di Lorca, si immerge nella realtà più profonda e segreta di quella nazione, ‘trovando’,  come scrisse egli stesso nella poesia Omaggio a Góngora, il ‘suo’ Sud, attraverso la scoperta delle numerose affinità tra Salento e  Spagna.

Ha influito, infine, sulla sua scarsa fortuna critica la difficoltà di collocare l’opera in versi e in prosa di Bodini in una corrente precisa (ermetismo, neorealismo, surrealismo, sperimentalismo, neoavanguardia), a causa della sua eccentricità, del suo essere fuori, in fondo, da tutti i movimenti letterari del Novecento, pur avendoli attraversati ed essendo stato influenzato da essi, in misura più o meno maggiore.

L’Università del Salento è impegnata da tempo nello studio  e nella valorizzazione dell’opera dello scrittore anche perché possiede il suo ricco Archivio donato dalla vedova, Antonella (Ninetta) Minelli, nei primi anni Novanta del secolo scorso. L’Archivio, conservato nella Biblioteca Interfacoltà, ha permesso in tutti questi anni di proseguire nel lavoro di studio e di indagine iniziato da illustri italianisti dell’Ateneo leccese, come Mario Marti, Donato Valli, Aldo Vallone, Ennio Bonea. Chi scrive la presente prefazione cura presso le edizioni Besa una collana interamente dedicata a questo scrittore, dal titolo «Bodiniana», nella quale finora sono usciti nove titoli: raccolte di scritti dispersi, edizioni commentate delle sue raccolte poetiche, carteggi con poeti e narratori italiani.

Il Convegno è stata perciò l’occasione per fare il punto sulla figura e l’opera di Bodini con l’obiettivo di inserirlo nuovamente in quel canone del Novecento letterario da cui è stato inopinatamente estromesso. Articolato in sei sessioni (quattro a Lecce e due a Bari) e concluso da una Tavola rotonda, svoltasi presso la Libreria Laterza del capoluogo pugliese, esso ha visto la partecipazione  di  numerosi studiosi provenienti da varie università italiane e straniere quali hanno analizzato i vari aspetti della multiforme opera bodiniana  con una serie di relazioni, che qui si pubblicano in ordine di presentazione.

Nelle sessioni leccesi è stato dato ampio spazio, ovviamente, alla produzione poetica. Nella relazione introduttiva, Giulio Ferroni ha messo in rilievo il vivace sperimentalismo di Bodini, aperto in più direzioni, individuando gli  interni contrasti (luce-buio, vita-morte, identificazione-differenziazione con le cose) della sua poesia, della quale il Sud è «l’emblema essenziale». In altri interventi si è cercato di definire questa poesia, caratterizzata dalla compresenza di codici diversi, dall’ermetico al realistico al surrealistico, rinvenendo una sintonia costante con le tendenze più avanzate della letteratura italiana del tempo (Stefano Giovannuzzi) e si  sono istituiti confronti tra i testi  editi in vita e le liriche disperse (Anna Dolfi). In altri ancora si è ‘riletta’ l’opera in versi di Bodini attraverso  nuclei tematici  (Antonio Prete) e particolari immagini (Carlo Alberto Augieri). Un’attenzione specifica è stata rivolta, altresì, alla lingua poetica, di cui è stata sottolineata la varietà e la ricchezza (Enrico Testa). Si sono  approfonditi  alcuni dei numerosi  rapporti intrattenuti con altri scrittori e critici, i quali dimostrano come Bodini fosse pienamente inserito nella società letteraria italiana  almeno fino a tutti gli anni Cinquanta del secolo scorso: da Luciano Anceschi (Fabio Moliterni) a Giacinto Spagnoletti (Maria Teresa Pano), da Giovanni Giudici (Dario Tomasello) a Tommaso Fiore (Franco Martina). Fortemente rivalutata e al centro di due relazioni  è stata l’ultima stagione bodiniana, che comprende  Metamor (Valter Leonardo Puccetti) e due raccolte rimaste inedite in vita, Zeta e Poesie ovali (Simone Giorgino). Altri contributi hanno riguardato l’aspetto filologico della Luna dei Borboni, di cui è stato ricostruito l’iter redazionale (Antonio Marzo), e i rapporti tra la poesia e il pensiero filosofico (Giovanni Invitto).

Ma non sono stati trascurati nemmeno altri settori della produzione bodiniana, come  i racconti, contrassegnati dal tema mortuario (Giuseppe Bonifacino), gli scritti critici, che permettono di seguire l’evoluzione della poetica (Antonio Lucio Giannone) e gli interventi di polemica apparsi sulla rivista «L’esperienza poetica» (Ettore Catalano). Un’attenzione particolare è stata poi rivolta alla riflessione sul Barocco, che è un concetto-chiave per penetrare a fondo nella sua opera (Andrea Battistini). Interventi più settoriali hanno riguardato la collaborazione al «Mondo» con riferimento al contesto politico della Spagna nei primi anni Sessanta (Anna Lucia De Nitto) e i cromatismi nell’opera di Bodini (Sonia Schilardi).

Le due sessioni baresi del Convegno sono state dedicate all’attività di ispanista e all’ «Esperienza poetica», strettamente legate al capoluogo pugliese.  Nella prima sessione è stato sottolineato l’intreccio inestricabile tra l’attività creativa e quella saggistica di Bodini nonché il rilevante contributo offerto con le sue interpretazioni e traduzioni alla conoscenza dei classici, antichi e moderni, della letteratura spagnola. Sono stati analizzati così il rapporto con la Spagna nelle sue linee generali (Laura Dolfi) e la fortuna della poesia di Bodini nel paese iberico (Paola Laskaris). Altri interventi hanno preso in esame  le traduzioni di  Góngora (Giuseppe Mazzocchi), e quelle di Manuel Machado (Paolo Pintacuda), il rapporto tra la scrittura critica e le immagini pittoriche (Ines Ravasini), nonché la collaborazione con la Casa editrice Einaudi, che documenta l’intenso lavoro di ispanista svolto da Bodini per un ventennio (Nancy De Benedetto).

La seconda sessione è stata dedicata prevalentemente  alla rivista «L’esperienza poetica», sottoposta in due interventi a un’attenta analisi (Mario Sechi, Daniele Maria Pegorari), dalla quale è emersa la novità della proposta bodiniana che mirava a cogliere la tendenza di rinnovamento in atto nella poesia italiana del secondo dopoguerra, al di là dell’alternativa fra postermetismo e neorealismo. Altre relazioni hanno riguardato il rapporto con l’ambiente artistico barese (Giulia Dell’Aquila), gli Appunti di poesia, residue e sparse, che risalgono alla fine degli anni Trenta-primi anni  Quaranta (Marisa Dimauro) e l’attività giornalistica di Bodini (Salvatore Francesco Lattarulo).

Non sono mancate preziose testimonianze di chi l’ha conosciuto personalmente (Francesco Tateo)  o di chi è stata sua allieva presso l’Università di Bari (Rita Martinelli). Ha concluso il Convegno una Tavola rotonda sull’‘eredità’ dello scrittore, coordinata da Enzo Quarto, alla quale hanno partecipato, fra gli altri,  Lino Angiuli e Alessandro Leogrande, i cui interventi sono pubblicati alla fine del presente volume.  

Con questo Convegno, insomma, il nome e l’opera di Bodini sono stati rimessi in circolazione. Ci auguriamo ora che essi possano riacquistare anche il loro giusto posto nel panorama letterario del Novecento italiano.

[Prefazione a Vittorio Bodini fra Sud ed Europa (1914-2014). Atti del Convegno Internazionale di Studi. Lecce-Bari, 3-4, 9 dicembre 2014, 2 tomi, a cura di A. L. Giannone, Nardò, Besa, 2017]

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