di Antonio Errico
Lunga vita al vecchio tema di Italiano
Sembra strano, inverosimile, incredibile, assurdo, paradossale, sembra anche risibile, ma oggi, nell’anno quindicesimo del terzo millennio, su qualche giornale ancora ci si attarda a sviluppare dibattiti intorno al vecchio, famigerato, esaltato, schernito, disprezzato,adoratotema di italiano: ci si chiede se sia utile o inutile, coerente o incoerente con la pedagogia e la didattica, con l’acquisizione e la manifestazione di conoscenze e competenze linguistico-espressive, se sia funzionale alle abilità di argomentazione e di sintesi, se le residue pratiche di questa scrittura siano da conservare o da sopprimere. Accettiamo di cadere nella trappola e ci attardiamo dibattendo anche noi (brevemente, però).
Correva l’anno 1973 (erano stagioni di ripensamenti, revisioni, riformulazioni, in qualche caso anche di scardinamenti concettuali, di rivoluzioni) allorché un signore che risponde al nome di Tullio De Mauro, la cui autorevolezza in fatti di storia, teoria ed educazione linguistica non si può neppure immaginare di mettere in discussione, pubblicava sulla rivista “Didattica di Riforma” un saggio dal titolo “ Che coda fare del tema di italiano?” (poi ristampato nel 1975 in “Questioni di didattica” e nel 1981 in “ Scuola e linguaggio”, uscito per gli Editori Riuniti). Cominciando il saggio, De Mauro ricordava quello che era stato detto un secolo prima e cioè che chiunque parli di scuola in Italia è condannato all’eternità.
Infatti il primo dibattito sull’opportunità o l’inopportunità del tema si svolse sulla “ Rivista pedagogica italiana” negli anni 1908- 1910. Un dibattito ampio, articolato, approfondito. Non riassumo le argomentazioni di De Mauro, anche perché si tratta solo di otto pagine e dieci righe, che vanno lette integralmente per la valenza storica che assumono.
Con gli anni Settanta vennero le stagioni nuove degli atti linguistici, delle funzioni, le teorie degli scopi, la pragmatica, le tipologie testuali: i testi espositivi, descrittivi, narrativi, poetici, argomentativi, regolativi. Servirono a portare aria nuova nella didattica dell’italiano. Indubbiamente.