di Gianluca Virgilio
Il gran torto degli educatori. Nell’esercizio dell’insegnamento non bisogna dimenticare il consiglio del giovane Leopardi, Zibaldone 1473 (Edizione Damiani, p. 1050): “… il gran torto degli educatori e di volere che ai giovani piaccia quello che piace alla vecchiezza o alla maturità; che la vita giovanile non differisca dalla matura; di voler sopprimere la differenza di gusti di desideri ec. che la natura invincibile e immutabile ha posta fra l’età de’ loro allievi, e la loro, o non volerla riconoscere, o volerne affatto prescindere; di credere che la gioventù de’ loro allievi debba o possa riuscire essenzialmente, e quasi spontaneamente diversa dalla propria loro, e da quella di tutti i passati presenti e futuri; di volere che li ammaestramenti, i comandi e la forza della necessità suppliscano all’esperienza ec. (9 agosto 1821.)”.
Seguiamo dunque il consiglio di Leopardi, che invita ad essere rispettosi delle specifiche esigenze dell’età giovanile, a non forzare mai la mano a chi ha ancora tutto da imparare dall’esperienza; e tuttavia non dobbiamo mai dimenticare che nel rapporto pedagogico non vale un solo punto di vista, in questo caso quello del giovane, ma valgono, nel confronto, due punti di vista; e il secondo è quello dell’adulto, che nel mentre accoglie i gusti della gioventù, non deve cessare mai di mostrare al suo allievo qual sia il suo proprio gusto, i suoi propri desideri e predilezioni; tutte cose affatto soggettive, bensì derivanti dal tempo in cui l’educatore è vissuto. Solo così tra una generazione e l’altra degli uomini si eliminano le fratture e si genera una proficua continuità.
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Bestiario di Sirgole. La donnola. L’elegante signora di uno dei mille resort che popolano la campagna salentina dice che nei pressi del vicino canale, le cui sponde sono rese selvagge dal proliferare del canneto, vive la donnola. Ma – aggiunge subito – lei non l’ha mai vista. Chiama a conferma i suoi amici e anche loro dicono di sì, c’è scritto anche in Google che la donnola popola la campagna del Salento, almeno nei luoghi più impervi. Anch’io stupisco all’apprendere che vive qui un animale, che in passato ebbe grande dimestichezza con gli uomini (le matrone romane addirittura lo preferivano al gatto come animale domestico) e ora si nasconde come fosse stato gravemente offeso. Tutti gli animali sono più o meno clandestini, ma lasciano tracce: la talpa scava gallerie e sommuove la terra, i topi fanno buchi nel terreno, il serpente depone la muta, la volpe non ha imparato ad evitare la strada principale. La donnola c’è, ma … non lascia tracce e nessuno l’ha mai vista.