di Guglielmo Forges Davanzati
Gli ultimi dati sull’andamento dell’economia non solo nel nostro paese ma a livello internazionale evidenziano l’accavallarsi di problematiche a fronte delle quali tanto la politica economica della Ue che quella del nostro paese appaiono del tutto inadeguate. Il clima di ottimismo sulle possibilità di una corposa ripresa dell’economia del nostro paese aveva contrassegnato nelle ultime settimane i commenti degli esperti e le dichiarazioni di imprenditori ed esponenti politici. Ma già in una conferenza stampa nei primi giorni di ottobre Draghi era parso più prudente, malgrado che la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef), presentata il 30 settembre, confermasse nella sostanza tale ottimismo, seppure con un linguaggio misurato. Nel giro di pochissimi giorni quel clima si è di molto raffreddato. Il 6 ottobre il ministro dell’Economia, Daniele Franco, avvertiva il rischio che la nostra “ripresa” potesse essere intercettata e frenata dall’incremento veloce e continuo dei prezzi su scala mondiale dell’energia. In effetti quella impennata sottolinea con più forza una serie di elementi che in breve tempo sono andati accumulandosi, quali, per fare solo alcuni esempi, l’interruzione delle forniture di alcune materie prime e di semilavorati strategici per le industrie più innovative e più produttrici di valore, come i semiconduttori; l’acuirsi delle tensioni geopolitiche con ricadute in particolare sull’approvvigionamento energetico; la tentazione sempre più marcata di alcune banche centrali di ritornare nei vecchi alvei della gestione del debito dopo il suo enorme aumento; la crescente incertezza negli investimenti da parte delle imprese e nei consumi da parte delle famiglie. Senza contare che la lotta contro il Covid a livello mondiale è tutt’altro che conclusa.