di Antonio Errico
La politica e i bisogni dell’uomo della strada
All’uomo della strada, a quello che ogni giorno fa esperienza della realtà e si confronta con la bruciante concretezza delle difficoltà, degli impedimenti, interessa prima e sopra di ogni cosa che la politica trovi la soluzione dei problemi. Non è che escluda l’attrazione per l’ideologia, nemmeno per la bellezza dell’utopia; tutt’altro. Ma, da uomo della strada, considera che il benessere dei cittadini abbia una priorità assoluta rispetto a qualsiasi altra circostanza. Qualche volta avverte il sospetto che sia un pensiero così ingenuo da risultare banale, però preferisce la sincerità del banale alla menzogna del sublime.
L’uomo della strada pensa, mentre si guarda intorno, mentre legge un giornale, che da tempo, in Italia, il problema che si presenta con la fisionomia di un demonio sia quello della disoccupazione, per cui ritiene che la politica debba prima di tutto trovare i modi e i mezzi per sconfiggere questo demonio. Tutto il resto viene dopo, pensa l’uomo della strada, banalmente. Pensa che ogni parte politica, ogni alleanza tra le parti, debbano avere come principio e come fine il programma di combattere e vincere la battaglia contro il demonio della disoccupazione. Dev’essere una battaglia rapida, peraltro. Decisa, aggressiva, impetuosa. Perché la situazione ha raggiunto livelli intollerabili, insostenibili, che fanno spavento e vergogna. Alla disoccupazione dei giovani si è aggiunta quella di chi non lo è più e che un lavoro ce l’aveva ma l’ha perduto perché la crisi se l’è divorato. Però quello era il lavoro con il quale riusciva a mandare un figlio a scuola e a mantenere l’altro disoccupato.