di Ferdinando Boero
L’attribuzione del Nobel non garantisce la competenza del premiato in ogni branca dello scibile umano. Conosco diversi Premi Nobel, e tutti, con una sola eccezione, ne sono ben consci. L’umiltà è una caratteristica che li unisce.
Giorgio Parisi, Nobel per la Fisica 2021, parla di PIL in Parlamento, criticando questa misura delle prestazioni economiche di un paese. Le reazioni sono state di tipo differente. Moltissimi media hanno riportato le sue affermazioni, ed è finita lì. Alcuni sono arrivati a dire che Parisi sarà un bravissimo fisico (bontà loro) ma che il mondo reale è più complesso di come lo vede lui (dopotutto ha vinto il Nobel per i suoi studi sulla complessità, dalle particelle subatomiche alle galassie con, in mezzo, gli stormi di storni). La crescita economica, misurata con il PIL, non si discute. E nessun politico, che io sappia, ha detto che Parisi ha ragione.
Qualche commentatore ha obiettato che, con l’innovazione tecnologica, si può far aumentare il PIL senza erodere il capitale naturale: la crescita del PIL e la sostenibilità sono compatibili. Il totem della crescita si accompagna con la fede in tecnologie salvifiche. Da fisico, ma non ci vuole un Nobel per capirlo, Parisi sa benissimo che se qualcosa cresce, qualcos’altro decresce. La crescita del PIL si basa sulla crescita di produzioni e consumi e, per quanto efficienti possano essere le tecnologie, non si può fare un lavoro senza consumare risorse, ed è la natura a fornirle. La crescita del capitale economico fa decrescere il capitale naturale. Migliori tecnologie potranno rallentare la decrescita del capitale naturale, ma se continuiamo a crescere di numero e aumentano i consumi, la decrescita è ineluttabile. Uso la parola decrescita perché è una bestemmia se riferita all’economia. Ma se decresce il capitale naturale e cresce quello economico… che male c’è?