di Antonio Errico
Scegli la scuola che ti piace con entusiasmo
Nel tempo chiaroscuro dell’adolescenza, in quella stagione della vita che alterna la bonaccia e la tempesta delle emozioni, quando l’infanzia s’è fatta improvvisamente lontana e si attende ansiosamente una giovinezza che sembra non debba mai arrivare (e poi invece arriva e passa come una folata), la prima decisione importante è quella della scelta della scuola superiore. Perché implica condizioni razionali, inclinazioni naturali, prefigurazioni di futuro che coinvolgono anche il contesto famigliare, quei padri e quelle madri che proiettano speranze e aspirazioni, incidendo in maniera determinante nella scelta fino al punto da orientarla, talvolta, verso una direzione che non sempre corrisponde a quella che il ragazzino o la ragazzina vorrebbe seguire.
Adesso è il tempo delle decisioni; il ministero dell’istruzione ha già trasmesso la circolare sulle iscrizioni per il prossimo anno scolastico.
Fino a qualche anno fa ci si chiedeva, semplicemente, quale fosse la scuola che si voleva frequentare, quella che piaceva, accentuando, quindi, la componente della predisposizione verso una tipologia di studi, dell’attrazione che esercitavano alcune discipline, anche dell’intelligenza o delle intelligenze che prevalevano sulle altre, se si vuole far riferimento alla teoria delle intelligenze multiple dello psicologo statunitense Howard Gardner.
Poi sono arrivati i tempi del pragmatismo, per cui la domanda a cui si cerca di rispondere prioritariamente è questa: qual è la scuola che serve?
Una domanda di questo tipo e, conseguentemente, la risposta, potrebbero costituire una sorta di pregiudizio. Non solo. Se una logica del genere poteva anche avere una motivazione fino a dieci anni fa, adesso presenta i caratteri di un ingenuo anacronismo. Gli scenari sono cambiati e continuano a cambiare di giorno in giorno. Le certezze rispetto alle richieste del mercato e del lavoro sono state scardinate non solo dalle crisi economiche ma dalle trasformazioni delle condizioni culturali e sociali europee e mondiali. Fare previsioni sugli scenari che si possono configurare nei prossimi anni può essere soltanto un esercizio di chiromante, pertanto utilizzabili solo da chi crede ai chiromanti.
Una scelta determinata esclusivamente da considerazioni pratiche, in alcuni casi può anche comportare una demotivazione, che è l’elemento scatenante della dispersione e dell’abbandono.