di Antonio Lucio Giannone
Composto negli anni più bui della recente storia d’Europa, quelli della seconda guerra mondiale, e pubblicato subito dopo la Liberazione, nel 1945, esattamente settant’anni fa, nella collana dei «Saggi» di Einaudi, Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi fece scoprire all’Italia e al mondo la civiltà contadina del Mezzogiorno nella sua condizione di miseria e immobilità, ma anche nella ricchezza dei suoi valori e delle sue tradizioni millenarie. Il libro di Levi, che riesce a contaminare felicemente generi diversi (romanzo, diario, autobiografia, prosa di viaggio, saggio sociologico e etnologico), ebbe un immediato successo e venne tradotto ben presto in numerose lingue. Di esso si occuparono critici di professione e scrittori, italiani (Eugenio Montale, Giorgio Bassani, Italo Calvino) e stranieri (Jean Paul Sartre), ma la definizione forse più emozionante e coinvolgente venne data dal poeta lucano Rocco Scotellaro, che di Levi fu amico ma anche, in un certo senso, allievo. Ebbene, nell’Uva puttanella, Scotellaro ha scritto che Cristo si è fermato a Eboli «è il più appassionato e crudo memoriale dei nostri paesi», rivelando che la sera lo leggeva, quasi come un libro di preghiera, ai suoi compagni del carcere di Matera dove, com’è noto, venne rinchiuso per quaranta giorni perché accusato ingiustamente di concussione. Dal canto suo, Italo Calvino ebbe a scrivere acutamente che Levi era stato «il testimone della presenza d’un altro tempo all’interno del nostro tempo» e «l’ambasciatore d’un altro mondo all’interno del nostro mondo».
A quest’opera, considerata unanimemente un classico del Novecento, è stato dedicato il Seminario di studi «Cristo si è fermato a Eboli» di Carlo Levi, organizzato dalla MOD (Società italiana per lo studio della Modernità letteraria) in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Salento. Il Seminario, di cui il presente volume raccoglie gli Atti, si è svolto a Lecce presso la Sala Conferenze del Rettorato nei giorni 14 e 15 febbraio 2013 ed è stato patrocinato dalla Provincia di Lecce e dalla Banca Monte dei Paschi di Siena. Nel corso dei lavori, il libro di Levi è stato sottoposto a un attento esame attraverso un approccio pluriprospettico e multidisciplinare (letterario, storico, artistico, antropologico) da cui sono emerse nuove chiavi di lettura e stimolanti proposte ermeneutiche. Ne è venuta fuori così una immagine nuova del Cristo, più mossa e dinamica, animata da interne tensioni, che ha preso il posto di interpretazioni un po’ troppo unilateralmente orientate e ha fatto giustizia di alcuni luoghi comuni, come la sua presunta appartenenza all’area del neorealismo e la prevalente funzione di denuncia da esso svolta.