Poesie di Paolo Vincenti commentate
da Gianluca Virgilio
Versi liberi
Alla lettura
dei miei versi, storci il naso,
“non è
poesia”, sentenzi, con antico fanatismo,
per te, senza
la metrica, non si dà il caso;
ma io non
sono lancinato dal tuo zdanovismo!
“Dove sono il
ritmo, il chiasmo e l’enjambement?
I piedi sono
più zoppicanti di Efesto lo sciancato”.
“Il mio”,
dici, “è solo uno sterile divertissement:
dov’è
l’allegoria? Fra poesia e prosa non c’è iato”.
Criticone,
non sai che è finito l’Ottocento?
Ci sono state
le avanguardie e la poesia beat,
e poiché è
passato anche il Novecento,
dedico questi
versi alla generazione net;
così ti offro
il destro, una volta di più,
per stroncare
la falsa rima di sopra,
e dato che
sei più bravo, ora falla tu.
Don
Ferrante
Un critico ha letto i versi del poeta e non esita a
stroncarlo. Il poeta se ne risente e parte con la sua “maldicenza”. Questo
“criticone” è un attardato letterato che non si è accorto del passare dei
secoli e di come le forme della poesia siano cambiate rispetto all’Ottocento.
In versi alternati, il Satirico caratterizza una volta di più il suo Margite,
che ora assume le sembianze di don Ferrante di manzoniana memoria, ossequioso
zdanovista e, forse, poeta mancato (detto in senso ironico: “e dato che sei più
bravo, ora falla tu” (la rima, s’intende).
Saturae IX
Poesie di Paolo Vincenti commentate da Gianluca Virgilio
Versi liberi
Alla lettura dei miei versi, storci il naso,
“non è poesia”, sentenzi, con antico fanatismo,
per te, senza la metrica, non si dà il caso;
ma io non sono lancinato dal tuo zdanovismo!
“Dove sono il ritmo, il chiasmo e l’enjambement?
I piedi sono più zoppicanti di Efesto lo sciancato”.
“Il mio”, dici, “è solo uno sterile divertissement:
dov’è l’allegoria? Fra poesia e prosa non c’è iato”.
Criticone, non sai che è finito l’Ottocento?
Ci sono state le avanguardie e la poesia beat,
e poiché è passato anche il Novecento,
dedico questi versi alla generazione net;
così ti offro il destro, una volta di più,
per stroncare la falsa rima di sopra,
e dato che sei più bravo, ora falla tu.
Don Ferrante
Un critico ha letto i versi del poeta e non esita a stroncarlo. Il poeta se ne risente e parte con la sua “maldicenza”. Questo “criticone” è un attardato letterato che non si è accorto del passare dei secoli e di come le forme della poesia siano cambiate rispetto all’Ottocento. In versi alternati, il Satirico caratterizza una volta di più il suo Margite, che ora assume le sembianze di don Ferrante di manzoniana memoria, ossequioso zdanovista e, forse, poeta mancato (detto in senso ironico: “e dato che sei più bravo, ora falla tu” (la rima, s’intende).