di Paolo Vincenti
Fra le opere di Maurizio Nocera, poliedrico intellettuale salentino, scrittore, poeta, storico e ricercatore, questa che qui si segnala è forse la sua più importante e intensa. Compianto (7156 ore) è un lungo canto d’amore per la madre e il padre di Maurizio Nocera, scomparsi entrambi a pochi mesi di distanza l’una dall’altro. Come spesso succede, chi scrive non conosce altro modo, per eternare un ricordo che quello di scrivere, a volte in preda alla commozione ancora viva e palpitante, fogli che poi magari si strapperanno, a volte con animo più disteso, quando ormai il tempo ha sedimentato il cordoglio, fogli pieni di parole che sublimano quell’affetto filiale, facendone poesia, pura e semplice, ma immortale. Un Atto di dolore è quello che Maurizio Nocera sembra voler recitare attraverso questo sfogo confessione, lettera aperta alla madre scomparsa, viatico poetico per un’anima sensibile, onesta, delicata, la “Madre scolpita nel dolore”, come scrive Roberto Carifi, “l ‘Angelo che veglia fino all’alba, tace sulla soglia”. E un angelo appare la madre di Maurizio nella ricostruzione del poeta, in questa elegia dedicata alla sua “Mater dulcissima”, citando Quasimodo, nella quale Maurizio, come il Cristo dell’Anonimo Romano del Quattrocento, sembra voler dire: “O Madre, io sono il tuo figliol verace qual partoristi, prendi ormai conforto”, per sentirsi rispondere dalla madre-Madonna: “ Figliuolo, abbraccia la tua madre cara che in gaudio è volta la sua pena amara.”