I singoli contributi descritti (cui molto altro si dovrebbe aggiungere nell’ambito di una bibliografia esaustiva degli scritti di Antonaci) fanno parte di una visione del Salento come territorio da promuovere e valorizzare. E tale atteggiamento egli aveva già nel 1956 quando, in un opuscolo che costituiva la Guida del pellegrino per il XV Congresso Eucaristico Nazionale che si teneva a Lecce dal 29 aprile al 6 maggio, inserì gli “Itinerari di Lecce e Provincia” in cui tracciava, in 83 pagine, una “Breve guida” di Lecce e delle città di Otranto, Squinzano, Soleto, Galatina, Nardò, Gallipoli, Ugento, Leuca. Da questa guida traiamo il seguente brano, che ci sembra indicativo del suo pensiero:
“Protesa nel Mare nostrum la Penisola Salentina offre la visione suggestiva d’una terra dove l’ulivo e la vite svolgono un dialogo ininterrotto col contadino paziente e industre; dove la gente, erede del linguaggio di Rintone e Andronico, di Ennio e Pacuvio, canta ancora un ritornello di miti e leggende messapiche, elleniche e latine, che si confondono nei flutti dell’Adriatico amaro e nello Ionio sempre inquieto, testimoni e custodi silenziosi e tenaci d’un patrimonio inestimabile di storia, di civiltà, di alterne vicende d’armi e di guerrieri, di principi e vescovi, di pontefici ed imperatori, nell’alternarsi secolare di dominio greco e romano, bizantino e normanno, svevo e angioino, aragonese e maomettano, spagnolo, francese e borbonico. Il Salento è un ponte immane, che s’inarca tra l’Italia e il mondo ellenico”.
Antonio Antonaci è stato ricordato il 27 settembre 2021 in un Convegno che si è tenuto a Galatina nell’ex Convento delle Clarisse in Piazza Galluccio. Sui vari aspetti della sua personalità hanno relazionato Giancarlo Vallone, Benedetto Vetere, Luana Rizzo, Ennio De Bellis, Don Francesco Coluccia, Don Aldo Santoro, Alessandro Capone, Don Luigi D’Amato, Raffaele Casciaro, Rita Nicolì.