Verso Sant’Elena di Roberto Pazzi

L’autore immagina che vari fantasmi vengano a visitare Napoleone in quella drammatica notte. Il primo è Eugenie, protagonista di un romanzo giovanile dell’Imperatore, Clisson ed Eugénie, lasciato incompiuto e poi pubblicato nell’Ottocento. Poi compare il fantasma della madre, Madame Mere, quello del figlio, il Re di Roma, che muore giovanissimo, avuto da Maria Luisa D’Austria, in quanto la sua prima e più amata moglie, Giuseppina di Bahuhaus, non poteva generare ed era stata per questo sacrificata alla ragion di stato. Poi, la sorella Paolina Bonaparte, lo zar Alessandro I, l’odiato primo Ministro austriaco Metternich, i suoi ministri traditori Talleyrand e Fouché, la sua amante polacca, da cui aveva avuto un figlio illegittimo, il Papa Pio VII, amato e odiato al tempo stesso, e naturalmente Giuseppina, la sua prima moglie. Inevitabile fare il confronto con gli altri grandi condottieri della storia: Cesare, Annibale, Alessandro Magno, Carlo V. In effetti, Napoleone ha una vera ossessione per Alessandro Magno e per i suoi sogni di grandezza. Alessandro muore a 33 anni, lui ne ha 46, i grandi geni muoiono sempre presto, forse perché nella loro brama di successo e potere consumano più vita o la bruciano più velocemente degli altri. Il Napoleone di Roberto Pazzi è un grande condottiero che si avvia verso l’ultima dimora terrena, sorta di ultima Thule al rovescio, dove lascerà i suoi giorni di uomo per entrare nel mito. E questo mito ha suggestionato schiere di storici, scrittori, artisti, lettori, se sopravvive ancora oggi. Il mito di Napoleone ha conservato intatta quell’aureola che dà la sacralità della grandezza, di un potere sovrumano, quello di un generale dall’ambizione smisurata, che si erge a Dio, per farsi artefice dei destini degli uomini, e che, nonostante sappia “di che lacrime grondi e di che sangue” il potere, vuole sfidare la sorte, compiere quel folle volo, ancora una volta con l’Ulisse dantesco, per ottenere sempre di più. Solo che la curiositas di Ulisse, la sua brama di avventura, è la sete di potere per Napoleone, il suo decisionismo accentratore, la sua egolatria.  Come ci insegna la lezione dei classici, ubris umana e tisis divina, la vendetta divina interviene a punire sempre la tracotanza umana; ma poco importa, perché questo Prometeo incatenato alla rupe di Sant’Elena continua ad affascinare le generazioni che si susseguono sui banchi di scuola.

Nel romanzo, a fare da collante fra i vari momenti, è Eugenie, l’unico personaggio non reale del libro, perché partorito dalla giovanile fantasia di Napoleone. Eugenie è una sorta di Sherazade che nelle Mille e una notte allontana il malvagio intento di Shariyar, proprio come la ragazza, scrivendo sul diario di bordo la trama della vita di Napoleone, lo tiene in vita, in quell’ultimo doloroso passaggio. Da creatura del suo autore, ora si fa artefice del di lui destino.  Napoleone comincia anche ad immaginare un’altra vita, a chiedersi cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente. Questo genere letterario si chiama ucronia, che significa “nessun tempo”, un termine inventato da Charles Reneuvier nell’Ottocento, e così come l’utopia, “nessun luogo”, si applica ai romanzi storici oppure ai romanzi di fantascienza. Che cosa sarebbe successo se la storia fosse andata diversamente?

Ci sono delle vite, fra il vero e l’immaginario, e ci sono dei personaggi che hanno accumulato talmente tanta energia che essa deve poi esplodere, creando miti, leggende, filoni letterari di romanzi e novelle. Fra questi, Federico II, Pietro il Grande, Gengis Skan, Robespierre, Bismark, Mussolini, Hitler. E Napoleone, che incarna perfettamente la massima latina quisque faber est suae fortunae.

Le fonti letterarie su cui si basa il romanzo  di Pazzi sono le memorie del cameriere personale di Napoleone,  Louis Marchand, che gli chiude gli occhi la sera del 5 maggio 1821 e che scrive un terribile atto di accusa verso gli inglesi e il governatore aguzzino Hudson Lowe; inoltre il Memoriale di Sant’Elena di Las Cases, il quale faceva parte della compagnia di Napoleone a Sant’Elena e il cui libro fu un best seller nell’Ottocento; e poi Guerra e pace di Tolstoj, la Certosa di Parma di Stendhal e naturalmente  Il 5 maggio del Manzoni.

È un romanzo che ci riporta all’epica classica, all’Iliade, all’Odissea, e ci fa interrogare: c’è ancora fame di epos oggigiorno nel mondo contemporaneo in cui domina il mordi e fuggi e gli orizzonti temporali  dei leaders politici si sono talmente ristretti che non superano lo spazio di una campagna elettorale? Napoleone, “un uomo fuor di umana misura”, giganteggia ancor più in un desolante panorama di nani come quello odierno. Questo libro, che si colloca a metà strada fra il romanzo storico e il romanzo psicologico, si impone all’attenzione non solo per la resa artistica ma anche per la sua proposta originale nell’indagine psicologica così attenta a cogliere ogni emozione dei suoi personaggi. Molto interessanti sono le figure storiche che emergono, nomi pure importanti che si è abituati a studiare sui libri di storia, ai quali Pazzi ha dato colore, spessore, flatus vocis. Una storia personale che diventa storia universale, quella del geniale corso, che continua a parlarci dai libri, dai film e dagli sceneggiati di cui è fatto protagonista, smuovendo le passioni, i tradimenti, gli abrupto, la fede. Infine, un colpo messo a segno dall’ottimo Roberto Pazzi.

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