di Francesco D’Andria
Si è concluso nei giorni scorsi, a Leuca, un importante Incontro di studio dedicato ai cammini di pellegrinaggio che legano il Finisterre di S. Giacomo di Compostella, nella regione posta di fronte all’immensità dell’Atlantico, a Santa Maria di Leuca, de finibus terrae, che, dal promontorio, guarda lo spazio marino in cui si mescolano le acque dell’Adriatico e dello Ionio.
E’ stata questa un’occasione importante per ricostruire la storia di un luogo che trova le sue radici in un passato mitico, dove si incrociano storie di marinai, miti che risalgono all’Antichità classica, tradizioni legate all’arrivo, su queste coste rocciose, di Santi come Pietro, a portare il messaggio del Vangelo. Racconti riportati da libri antichi e da manufatti che la Basilica dedicata alla Vergine custodisce al suo interno: infatti, appena a destra per chi entra nella Chiesa, è visibile un cippo-altare in marmo di età romana, probabilmente rinvenuto nella vicina Vereto, recante una iscrizione (purtroppo il testo latino antico fu cancellato), che si riferisce alla presenza, in questo luogo, del tempio di Minerva, sulle cui rovine sarebbe stata costruita la più antica chiesa dedicata alla Madonna. Probabilmente l’iscrizione fu fatta realizzare nella prima metà del Settecento dal vescovo Giovanni Giannelli. Sul lato principale si trova il testo latino: ubi olim Minervae sacrificia offerebantur hodie oblationes deipara recipiuntur, mentre sulla faccia laterale è offerta una poetica traduzione: “qui dove ostie a Minerva offriansi e doni, obol sacro a Maria cristian deponi”, per incoraggiare i fedeli all’offerta.