Troiani di Puglia

di Francesco D’Andria


Tempio di Athena, incisione, XIX sec. – Ph. British Library.

Un ridente paese della Puglia settentrionale, celebre per la sua splendida cattedrale romanica, porta l’impegnativo nome della più famosa città del mondo antico, cantata da Omero. Troia è anche la patria di Antonio Salandra, Presidente del Consiglio agli inizi del secolo scorso, ed è facile trovare su internet la frase con cui aveva fulminato alcuni colleghi parlamentari che gli si erano rivolti con espressioni equivoche sulla sua città natale. Ma Troia in antico era chiamata Aecae ed il nome attuale le fu attribuito nel Medioevo; forse derivava da trivium, in riferimento alla sua posizione all’incrocio di tre strade, trasformato poi, per analogia, nel ben più celebre toponimo.

La Puglia, regione al confine tra aree culturali diverse, protesa verso l’Oriente ed i Balcani, conserva tuttavia nel suo patrimonio storico, archeologico e letterario, memorie di straordinaria importanza, legate proprio al mito troiano, con itinerari che toccano numerosi siti, a partire dalla Daunia, scendendo lungo la costa adriatica sino al Capo Iapigio, punta meridionale della penisola salentina.

Proprio in quest’area si incentra la tradizione riportata nel Libro III dell’Eneide di Virgilio che descrive l’arrivo in Italia di Enea, sbarcato con i suoi compagni sulle coste salentine: un gruppo di migranti in fuga dall’incendio della loro città, alla ricerca di una nuova patria nei luoghi, alla foce del Tevere dai quali, molti secoli prima, era partito Dardano, il mitico fondatore di Troia.

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