di Ferdinando Boero
Roberto Cingolani è un fisico dei materiali esperto di nanotecnologie, ha creato un ottimo laboratorio di ricerca a Lecce e poi l’Istituto Italiano di Tecnologie a Genova. La sua produzione scientifica è eccellente, come attesta la sua pagina di Google Scholar (https://scholar.google.com/citations?hl=en&user=4hineW0AAAAJ). Nessuno può dire che non abbia ottime credenziali nel campo della fisica e delle tecnologie. In tempi recenti è diventato un alfiere della sostenibilità e, da Ministro per la Transizione Ecologica, si prodiga per elaborare soluzioni tecnologiche che potrebbero essere vantaggiose per l’ambiente. Questo, però, non fa di lui un esperto di ambiente. È un “ecologista”. Gli ecologisti sono sensibili alle questioni ambientali, proprio come Cingolani, ma non hanno competenze dirette in campo ambientale: se le avessero sarebbero ecologi. Cingolani non è un ecologo. In questi giorni ha rilasciato dichiarazioni secondo cui i veri nemici della sostenibilità sono gli ambientalisti radical chic. Probabilmente si riferisce agli ecologisti del no a tutto. Lui, invece, è un ecologista (perché è sensibile ai temi ambientali) del sì a tutto. In effetti, in Italia, la cultura ambientale è limitatissima, e chi si preoccupa per le condizioni dell’ambiente spesso è costretto a “amplificare” il messaggio.