Al mercato dell’usato (Catelepton)

La lettura dei suoi componimenti è arguta e contrappone una serie di citazioni dotte a quelle semplici, l’Autore dialoga con le divinità greche, con le personalità importanti dell’antica Roma e con gli intellettuali di tempi più recenti. Riflette sul tempo che passa, talvolta citando proverbi, o semplicemente i consigli della commare Vita e introduce, qua e là, dei termini salentini, segno di attaccamento alla sua terra e al paesaggio che compare con gli ulivi, con i pomeriggi assolati, con le cave di tufo e i fichi stesi ad essiccare e con il faro di Palascia. E’ Neronotte e lo chansonnier ci trasporta nei locali notturni e fumosi: un pianoforte emette le sue note e lui dietro al leggio con un bicchiere di whisky nella mano, ha intenzione di declamare con trasporto e sentimento i canti al suo meraviglioso amore, ma non è solo questo. Neronotte è il luogo dei ricordi disordinati, di quelli andati a male e dei pensieri di speranza, in cui predomina il trascorrere del tempo e prima che arrivi l’alba s’impone di metterli a dormire perché “nulla può tornare” e perché tutto è cambiato. Riserva al Pianeta felice, le amare constatazioni di come e quanto la società dell’uomo riesca a intorpidire e distruggere il mondo e volge una preghiera a Gea affinché impasti una nuova umanità degna del termine e rispettosa del Creato. In compagnia di Dioniso elogia il piacere del buon vino, che è sempre sincero e lascia la mente libera di vagare nei frivoli pensieri allietati dalle danze delle Menadi. Si beve brindando ai vecchi tempi con Archiloco, Alceo e Gaio Valerio Catullo. Un’ombra si posa sulle donne che compaiono come megere che devastano e annientano l’esistenza dell’uomo; come tarantate che girano attorno alla fune nella speranza della guarigione; come baccanti, volgari e dedite al sesso e ai bagordi; come menadi danzanti che allietano le serate dei bevitori e infine c’è anche Daisy la bella, considerata un Essere Divino, ammirata dall’Autore e dai suoi amici filosofi Plutarco di Cheronea e Socrate. Le sue parole sono custodite nella bottega del rigattiere, che è un luogo in cui si trovano tutte le parole: quelle appena nate, rivoluzionarie e paladine decise a cambiare il mondo, poi quelle influenzate dai poeti francesi e infine quelle citate, riprese, trascritte e addirittura copiate. Nella bottega del rigattiere si trovano anche quelle parole, che erano lì dimenticate e destinate a prendere polvere, e che ritornano alla vita in grande stile.

 

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