Il compito di scoprire la nuova bellezza oltre i falsi e le mistificazioni

Il sentimento nei confronti della bellezza  comporta l’esclusione dell’indifferenza da qualsiasi sfera dell’esistenza. Una visione del mondo che contempla l’attrazione da parte della bellezza implica la costante ricerca di essa, l’indagine dei contesti finalizzata alla scoperta dei “testi” che la esprimono, che la raccontano. I testi e i contesti della bellezza sono naturali e culturali. La bellezza di una statua e quella di un albero d’ulivo; la bellezza di un passo di prosa e quella di un passaggio di anatre sul mare; quella di un affresco medievale, del silenzio della neve che cade, la bellezza di una  musica e quella che anche il rumore del tuono può avere.

Ma per una nuova bellezza ci sarà bisogno di un nuovo pensiero, capace di selezionare e di decidere che cosa produce il meglio e che cosa produce il peggio, senza ottimismi o pessimismi stabiliti a priori. Per esempio, ci sarà bisogno di un pensiero  che non si pone in modo servile nel confronti delle macchine. Ci sarà bisogno di un pensiero che vada oltre le delimitazioni, quando deve, ma che sa anche fermarsi sulla soglia dell’oltre quando intuisce che scavalcarla non è giusto, non è meglio. Ci sarà bisogno di un pensiero che combina sapientemente la razionalità con l’intuizione, la prudenza con l’imprudenza calcolata, la fantasia con la fattibilità, il calcolo con l’azzardo, il rigore con lo stupore. Forse avremo bisogno di questo pensiero, negli anni a venire. Per non farci sopraffare dalla ragione senza condizioni dell’algoritmo, ancora per esempio. Per non farci sedurre da qualsiasi sirena che canta, da qualsiasi nuovo che avanza, per non farci esultare se qualcuno ci lascia in dono un cavallo di legno sotto le mura della nostra esistenza, per non portarcelo in casa senza prima guardare bene che cosa c’è dentro. Forse avremo bisogno di un pensiero che si affida a quello che sopraggiunge ma che di esso allo stesso tempo diffida, e così commisura, verifica, valuta, confronta, riscontra, distinguendo quello che è falso da quello che è vero. Richiamare una competenza del genere, in relazione alla condizione della bellezza,  potrebbe anche sembrare banale, ma non lo è, perché la bellezza è quasi sempre l’esito di una finzione ma non  può mai esserlo di una falsità. Ma sempre di più noi  avvertiamo l’assedio del falso: della falsa notizia, del falso modello, della falsa realtà: la realtà virtuale, aumentata, manipolata, contraffatta, affatturata. La simulazione della realtà; la realtà “altra”, quindi irreale. Ne avvertiamo l’assedio semplicemente per il fatto che abbiamo conservato una minima capacità di distinguere, che però stiamo rischiando  di perdere, per cui potrebbe accadere che ad un certo punto non si sappia più avvertire, e quindi percepiremo il vero e il falso come la stessa cosa.  

Allora, forse questo è un tempo  che se non sta producendo bellezza sta comunque predisponendo le condizioni per una bellezza nuova di cui ci faranno dono le persone, le personalità, le esistenze, le intelligenze, le conoscenze, le competenze che stanno crescendo. Almeno in questo si confida.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 22 agosto 2021]

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