Saturae II

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Voltagabbana

Il piddino volta la gabbana e viene di qua

il forzitaliota invece si butta di là

cosa non si fa per campare

anche il leghista deve mangiare

il sel cambia casacca e si dirige di là

l’fdi fa il salto della quaglia fin qua

il parlamento fa la ola, nel ballo dell’oilì oilà

“a chi mi dà da mangiare lo chiamo papà”

Politically incorrect

il Satirico è politicamente scorretto. Dice male di tutti, come s’è visto, e se parla dei partiti, non c’è nessuno che si salvi: son tutti voltagabbana. Il Satirico non è un qualunquista, ma un nichilista. E il nichilista, che non riconosce nessuna paternità, è nemico giurato del qualunquista, che invece mangia il pane di papà!

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Margite

Compare, non possiedi arte né parte

Eppure – com’è?- pretendi di insegnare

per nostra malauguratissima sorte

quando invece hai solo da imparare

Vagliò, non sei cantante, né scrittore

solo un damerino vanesio e arrogante

fossi almeno un atleta o un attore

eppure, con fare dispettoso e supponente

ti ergi a maître à penser, grande intenditore

Con i tuoi trucchi e i tuoi incantamenti

sei solo un replicante, un copista, un imitatore

non l’applauso per te, solo uno sciacquadenti

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Schiaffi

Ecco ritornare sulla scena un personaggio antico, Margite, del quale, si diceva, stando alla traduzione di Ettore Romagnoli, che «Molte arti conosceva; però, l’una peggio dell’altra. / Non aratore, né zappatore lo fecero i Numi, / né d’alcun’arte esperto: ché dove provava, sbagliava.» (Margite, frammento 3 A. Citato in Pseudo-Platone, Alcibiade secondo 147b.) E’ l’incompetente, la persona sbagliata nel posto sbagliato, un Homer Simpson al netto della sua simpatia. Il Satirico lo prende a schiaffi, com’è giusto che sia.

Facciamo il punto. Il personaggio che alimenta la vena satirica è così definibile: un essere fasullo, millantatore, parasitus, qualunquista, incompetente. In una parole Margite (e così d’ora innanzi lo chiameremo) Il Satirico invece è poeta disilluso, maldicente, nichilista, Arlecchino bastonatore e bastonato, sempre politicamente scorretto. Il gioco è tra i due. Chi vincerà?

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Origini

A che serve stare fra questa bella gente
scorciare deferenza, mantenere un contegno
se poi, appena uno senza riguardo o ritegno
mi apostrofa poco meno che gentilmente


e per di più so che di me usa straparlare
io vorrei saltargli addosso, investirlo di insulti
e, imprecando, riempirlo di botte e cazzotti
e tutto mi spertico, pur di fargliela pagare?


A che serve, fra accademici, assumere una posa
tenere a freno gli impulsi, deviare i miei strali?
Non sono aristocratico, riemergono i bassi natali
Dice Teognide: dalla cipolla non può nascere una rosa

Il Satirico tra gli accademici

Il Satirico tra gli accademici non ci sta troppo bene! Direi anzi che soffre di questa compagnia “aristocratica”, e, se qualcuno lo aizza, sente dentro di sé montare l’aggressività e non sa proprio se riuscirà a mantenere una posa, come si conviene. Contro un maldicente, il Satirico è tentato non più di usare la maldicenza, che sarebbe troppo poco, ma addirittura la violenza. A stento si trattiene dal prendere a pugni questo Margite travestito da accademico. Pensa a Teognide (Thgn. I, 537-538: “Come da una cipolla non nascono rose o giacinti, così da una schiava non può nascere un uomo libero”) e ad Orazio (Fortuna non mutat genus, Epodi, 4, v. 6) e con loro dà sfogo alla sua indignazione.

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