di Ferdinando Boero
Il cambiamento globale causa eventi meteorologici estremi. Estati sempre più calde, autunni sempre più piovosi, inverni sempre più freddi, almeno a certe latitudini.
L’Australia e la California sono state soggette a disastrosi incendi estivi, e ora tocca a noi. Le temperature superano facilmente i quaranta gradi, la vegetazione è inaridita, secca, e basta un nonnulla per scatenare l’inferno.
Questo grande caldo porta a grande evaporazione marina, ed è probabile che tutta l’acqua salita al cielo sotto forma di vapore torni giù in modo catastrofico. Dopo gli incendi potrebbero arrivare le alluvioni. Anzi, stanno già arrivando e mietono vittime, come in Alto Adige.
Dopo decenni di avvertimenti sulla situazione del clima, ecco arrivare le conseguenze di un modello di sviluppo basato sulla combustione: siamo una specie che brucia combustibili a base di carbonio, consumando ossigeno e producendo anidride carbonica. Per farlo consumiamo ossigeno e produciamo anidride carbonica. Abbiamo trasformato le foreste in terreni agricoli, distruggendo i sistemi di mitigazione (gli alberi) che consumano anidride carbonica e producono ossigeno. I prodotti dell’agricoltura (a base di carbonio) sono “bruciati” dal nostro metabolismo corporeo che, come tutti sanno, consuma ossigeno e produce anidride carbonica. Lo stesso fa il nostro “metabolismo economico”.
Qualcuno, ancora oggi, dice che non ci possiamo permettere la sostenibilità perché “costa troppo”. Ma quali sono i costi dei disastri che ci colpiscono come conseguenze del modello di sviluppo che stiamo pervicacemente perseguendo?