Ferragosto, l’illusione di sottrarsi al dovere di esistere

E’ il pensiero di un attimo. Un’ immagine che scorre rapida negli occhi. Tutto si ricompone; le cose ritrovano  la forma e la sostanza consuete, l’equilibrio e il significato consueti. Ma consueto non vuol dire banale, non vuol dire nemmeno superficiale. Consueto vuol dire appartenente: che appartiene intimamente alla propria dimensione esistenziale, alla propria condizione di donna, di uomo. Senza quelle cose consuete saremmo completamente diversi da come siamo. Alle volte può anche accadere che ci si faccia distrarre dalle cose che non sono consuete. Anzi, è normale che accada. Estate è la stagione delle cose inconsuete, di quelle cose da cui ci lasciamo distrarre perché è normale che ci distraggano.  Poi agosto passa. Come tutti gli altri mesi. A volte sembra che passi più in fretta degli altri, come più in fretta di ogni altro tempo sembra che passi ogni tempo di vacanza. Come sempre in fretta finisce il giro sulla giostra. (E il bambino scalcia e piange e si dispera perché non vuole scendere dal cavalluccio con la lunga criniera). Forse agosto passa per sempre quando per sempre passano i vent’anni, e il significato della parola vacanza comincia a sfumare, a farsi confuso, inconsistente, e anno dopo anno quella parola promette sempre di meno fino ad arrivare a non promettere proprio niente, anche se si sa che  non si deve mai smettere di credere alle  promesse che  fanno le stagioni, che non si deve mai smettere di aspettarsi le loro promesse. 

Le stagioni vanno e vengono, e non si rassomigliano mai.  Quelle che vanno sono irripetibili; quelle che vengono sono imprevedibili.  Vengono e vanno una volta per tutte e una volta soltanto. Ogni stagione  che va via si porta dietro qualcosa  che vorremmo  ricordare per tutta la vita, tenerci fra i pensieri più preziosi, e talvolta ci lascia qualcosa che invece vorremmo dimenticare per sempre, scaraventare in una botola priva di ogni luce.

Della stagione che viene non possiamo sapere niente. E’ la rappresentazione dell’incognita, del mistero. Nei suoi confronti non possiamo avere altro che un sentimento di speranza.

Il nostro esistere si rispecchia nel passaggio delle stagioni.  A volte questo ci fa piacere, a volte ci dispiace.  A volte ci inquieta, ci impaurisce; a volte ci rassicura,  ci consola.

Così il 15 di agosto si ritorna. Basta l’istante di un pensiero e le storie riprendono dal punto in cui si erano interrotte,  le persone si ritrovano nel luogo in cui si erano lasciate, le cose ritornano al loro posto, i giorni ritrovano il loro ritmo, l’esistenza ristabilisce l’equilibrio, ribadisce la necessità di una coerenza tra quello che siamo e quello che vorremmo essere, tra quello che possiamo avere e i nostri desideri, tra quello che vorremo fare e quello che siamo in grado di fare.  Poi, quando sarà autunno veramente, durante le nostre giornate consuete, di tanto in tanto ci accadrà di sentire nostalgia per qualche inconsueta giornata di agosto. Però pare che la nostalgia di passate stagioni sia una cosa del tutto normale.  

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 15 agosto 2021]

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