Saturae I

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Imbonitori

Come novelli Dottor Dulcamara, volgari ciarlatani

guariscono ogni tipo di crisi e malattia

Si protendono dagli schermi, farisaici e ruffiani 

spacciandosi per dottori e grandi intellettuali

si gabellano di poveri sciagurati

ma sono solo pataccari, o peggio, criminali

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L’importanza del pensar male

Scrivere perché se ogni parola è destinata a perdersi, almeno l’atto finale di questa parola dica le cose che si pensano e di solito non si dicono, senza remore o infingimenti, in modo satirico. La poesia qui, come nella buona tradizione antica, è polemica, segno di malumore, risentimento, maldicenza, anche. La poesia satirica non è critica, bensì è operazione corrosiva finalizzata a mettere in luce ed esorcizzare la iattanza del potere, l’insipienza degli uomini, le false illusioni, le debolezze della gente. Esiste l’elisir d’amore? I Dottori Dulcamara dicono di sì, ma… c’è da fidarsi? A pensar male, ci si azzecca! Scrivere satira significa tradurre in poesia il proprio pensar male, non tenerselo più dentro di sé, a rischio che un eccesso di bile ci faccia star male. Ma è un gioco, lettore, stai pur tranquillo! Al termine della poesia, tutto sarà come prima e presto dimenticherai. Ché se poi dovessi pensare che le parole sono pietre, allora munisciti dell’elmo di Manbrino e ascolta Donizetti mentre chiude l’ultima aria.

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La satira

Il castigat ridendo mores fornisce l’alibi, la licenza 

e allora su tutto si ride, senza pietà né clemenza

Si fa satira, si dice, è bello mettere in berta e burletta

e strappare al commediante la biacca, al divo la belletta

bastonare viziosi, ladri, falsi invalidi e corruttori

senza per questo voler essere moralizzatori

Ma ogni medaglia ha due facce e può capitare

che un giorno sia il bastonatore da bastonare

Arlecchino bastonato

Il Satirico nelle vesti di Arlecchino, sul cui busto si legge la celebre frase castigat ridendo mores. Si dice che l’abbia scritta Jean de Santeul, il figlio di un commerciante del XVII secolo, che amava parlare latino! Il rischio del Satirico è che da bastonatore possa divenir bastonato, come sa Arlecchino, che di busse ne ha preso sempre molte. Ma la voglia di dire è più forte, il gioco vale la candela, e dunque, procediamo pure: il rischio aguzza l’ingegno!

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Vox populi, vox dei

I politici non hanno vergogna

è sempre il solito “magna magna”

a guidar le loro azioni, si sa

anche se nessuno lo ammetterà

Ma se lo dice l’uomo comune

è concesso, è la pubblica opinione

se lo dice l’esponente di destra

è un qualunquista, o peggio, populista

se lo dice quello di sinistra

è un estremista, peggio, un marxista

Pubblica opinione

Pare che la pubblica opinione (vox dei) abbia sempre ragione, mentre se il giudizio sulla condotta dei politici viene da destra o da sinistra, esso è sempre parziale e, dunque, irricevibile. Qualunquisti, populisti, estremisti, marxisti… Qui Giorgio Gaber di Destra-Sinistra ha ancora qualcosa da insegnare: Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra?

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Lo sbafatore

Quando vieni a casa mia, ti smascelli per mangiare 

sembra che tu sia a digiuno da settimane

tua moglie ti tiene a stecchetto o non sa cucinare

non passi per gli stipiti, malnato pancione

eppure ci dai dentro, hai più fame di Saturio

e sei più vorace di Eracle mangione

Ciò nonostante, non ricambi mai il piacere

invano, aspetto i tuoi inviti a cena

per potere anch’io a sbafo mangiare e bere

Invece tu ti presenti quando l’ora muore

non fai complimenti, pantagruelico e importuno

ti fotti tutto quanto, e non chiedi per favore

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Vivere a sfabo

Il Satirico dà sfogo alla sua acrimonia contro un parasitus.  Sceglie la terzina con rima tra primo e terzo verso (libero) per dire male di chi mangia a quattro ganasce, ma lui farebbe la stessa cosa se la sua ospitalità fosse ricambiata. Il vero parasitus (il Saturione del Persa di Plauto) invece non ricambia mai, mentre Ercole, se ha una fame da lupi (Pindaro nel fr. 168 Snell-Maehler parla della sua αδεφαγία) è perché le sue fatiche sono immani e dunque egli ha bisogno di foraggio. Com’è che questo personaggio rabelesiano si trovi in casa del Satirico, non è detto, ma è certo che questi ne farebbe volentieri a meno.

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