L’una e tre, la nuova raccolta poetica di Paolo Vincenti

Anche se potrei citare molte liriche significative che sono rappresentative della poetica dell’autore e che hanno incontrato il mio particolare e personale gradimento (CoabitazioniNell’animaVita al minutoQuesto tempoMordace), emblematico è il componimento dal titolo Distonico:

Tutto è disarmonico
e io distonico
mi sento comico
nel mondo illogico
quasi matematico
il disastro ultimo

Come si può notare, la poesia di Vincenti è essenziale e al contempo estremamente efficace: se il suo obiettivo era quello di mettere in risalto l’assurdità della realtà odierna, egli ci è riuscito perfettamente. Vincenti è uno scapigliato del XXI secolo (e con gli scapigliati del XIX secolo ha in comune la rivendicazione della propria indipendenza, il rifiuto del perbenismo falso e bigotto, l’identificazione tra arte e vita, il polemico bisogno di verità e molto altro) ed i suoi versi sembrano scritti in stato di ebbrezza, scanditi dal ritmo incessante di uno strumento a percussioni e la sensazione che il lettore prova nel leggerli è quella di essere risucchiato in un mondo distorto, dove nulla va come dovrebbe andare e dove il protagonista è totalmente fuori luogo ed incapace di mischiarsi a tanto scempio.

Si tratta di una poesia estremamente lucida, perché il poeta pensa e sceglie accuratamente i versi da utilizzare per descrivere cinicamente e criticare in maniera irriverente la realtà alienante e distopica del mondo che lo circonda e dove, volente o nolente, è costretto a vivere. Ma non vi è rassegnazione: da individuo libero e fiero, sempre fedele ai suoi valori e alla sua profonda umanità, continua a cercare l’innocenza perduta e, attraverso questa sua tenace opera di resistenza, riesce a ristabilire un giusto ordine delle cose; un uomo che, attraverso la desolante e spiazzante descrizione della “rottura” ritrova la sua unità ed il suo esatto posto nel mondo.

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