di Evgenij Permjak
Viveva nella cassa-raccoglitrice del mulino Furfante, un verme della farina. Una volta, dopo essersi abbuffato di farina fresca, strisciando a fatica, arrivò sul bordo della cassa, si affacciò fuori e, sbadigliando, domandò: «Ma chi macina la farina?»
«Come chi?» – stridette la macina. «Sono io!»
«Ma cosa dici, sono io» – cigolò irritato il pignone di legno. «Sono io a far rotolare l’asse su cui tu, macina, stai appoggiata. Ciò significa che sono io a macinare la farina!»
«Non vi pare di esagerare?» – si intromise nella discussione l’albero principale del mulino. Tu, pignone, sopra chi sei messo? Non ti pare che sono io a farti ruotare? Perciò, è giusto attribuire a me tutto il compito della macinazione della farina!»
A questo punto le pale del mulino non resistettero più e si misero a fischiare per il disappunto: «Siamo noi, le pale, a girarvi tutti quanti! Quindi siamo noi a macinare la farina e nessun altro.»
Ma nel sentire questo, si incollerì il vento. Imbestialito, se la prese con la porta del mulino, entrò dentro il mulino, soffiò via il Furfante verme della farina e si mise a soffiare con una potenza tale che dovettero girare le povere pale del mulino, baluginando, come matte.
Per reazione, si misero a girare e lavorare più velocemente e più forte l’albero principale, il pignone e la macina. La macinazione della farina proseguì allegramente.
«Adesso, spero che abbiate capito chi macina davvero la farina!»
«Certo, come non comprendere, caro vento, che sei tu il nostro benefattore a girarci tutti!» – risposero tutti.
«Dite?» – sorrise il mugnaio. «E’ certo che non a tutti è ancora chiaro chi macini veramente la farina, a chi siano soggetti tutti i venti, tutte le acque, chi costruisca tutti i mulini della terra».
Così dicendo il mugnaio girò la leva principale della ventola. Il lavoro del mulino si arrestò. Tutti si fermarono: la macina, l’albero principale e il pignone. Il mugnaio si mise a lubrificare a tutti loro i punti di attrito, cosicché la smettessero una volta per tutte di scricchiolare. Poi mise del grano non macinato, svuotò la cassa-raccoglitrice dalla farina già macinata e rimise in funzione il mulino.
Le pale si misero a lavorare docilmente. Silenziosamente rotolarono l’albero principale e il pignone di legno. Senza chiacchiere e scricchiolio.
«Ecco, bravi, così va molto meglio» – proferì il vecchio mugnaio.
Chiuse con un lucchetto il mulino ed espresse una minaccia al vento, scuotendo il dito indice: «E tu, brigante, non scherzare più, macina!» e andò a casa per il pranzo e, già che c’era, a raccontare ai nipotini questa favola, in modo che sapessero chi macina la farina, a chi sono soggetti tutti i venti, tutte le acque e tutti i mulini sulla terra.
[Traduzione dal russo di Tatiana Bogdanova Rossetti]