Comprendere per esistere. La lezione di Egdar Morin

La percezione e la consapevolezza della perdita della certezza in ogni sfera del vivere – e quindi anche ( forse soprattutto) del sapere – si è inserita nella trama di coscienza che avverte la storia umana come un’avventura sostanzialmente sconosciuta.

I livelli di conoscenza che la ricerca ha raggiunto nel XX secolo, consentono di comprendere in modo del tutto nuovo la situazione dell’essere umano nell’universo, dice Morin.

Consentono di comprendere in modo diverso anche lo stesso universo, che è stato ormai definitivamente sottratto  alla sua immagine di perfezione e di eternità per essere consegnato a quella di un universo nato dalla radiazione, in divenire dispersivo, sottoposto al gioco, ad un tempo complementare, concorrente e antagonista, dell’ordine e del disordine, destinato alla disintegrazione.

Comprendere il senso dei fenomeni e  delle storie è la necessità, l’indispensabile, l’imperativo. Si può sopravvivere solo comprendendo.

La comprensione è una interpretazione di detto e di non detto, una mediazione tra lontananza e vicinanza, una esplorazione attraverso i sensi e una sintesi attraverso la ragione, una graduale  compensazione tra il noto e l’ignoto, una relazione tra l’analogia e la differenza, la specularità di una significanza.

La comprensione è una combinazione di emozione, sensazione, intuizione, riflessione, analisi, comparazione. 

Ogni comprensione – pur nella sua costanza di caratteristiche – è sempre un atto – un evento – singolare, irripetibile, che richiede e sprigiona energia intellettiva, fisica anche.

La comprensione comporta anche una condizione di dolore. Il cervello si apre per accogliere una nuova cognizione, per far passare una parola, un numero, per dare forma di conoscenza ad un’esperienza.

Comprendere è un’esperienza di dialogo con il mondo. E’ un incontro con le creature, una scoperta dei fenomeni, una relazione con il tempo e con lo spazio.

Comprendere è ritrovarsi nell’altro e fare in modo che l’altro si ritrovi in un tratto della tua fisionomia; è stabilire una sintonia con le manifestazioni della natura e le forme della cultura, con le espressioni del passato e del presente, con le figurazioni del futuro.

Comprendere è un confronto con se stessi, istante per istante, senza interruzione, una relazione fondata sull’integrazione dei punti di vista, sulla costante approssimazione ad un punto che rivela una conoscenza, è un ampliamento dello sguardo, una sempre più chiara visione della linea d’orizzonte.

Ancora. E’ uno squarcio nell’opacità, una epifania del sommerso, una combinazione di passione e ragione.

Ancora. E’ molto più di questo.  Comprendere è l’esistere. Questo ha insegnato, soprattutto, Edgar Morin.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, lunedì 28 giugno 2021]

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