di Evgenij Permjak
Un magnifico cantore visse una volta nel nostro mondo. Non cantò solo con sentimento, sincerità, con tutto il cuore, ma anche in modo pittoresco, con tutti i colori dell’arcobaleno.
I suoi canti multicolori erano talmente belli che molto presto egli divenne il più amato cantore del popolo.
Nel frattempo il cantore non era felice …
Non era felice per il fatto di non essere mai riuscito a cantare un solo canto, che piacesse a tutti. A tutti senza eccezione.
Se cantava un canto rosa con sfumatura verde-primavera e scintillio di brillanti-rugiada, lo ascoltavano, trattenendo il fiato, tutti i giovanotti e tutte le signorine. I vecchi invece passavano oltre senza neppure fermarsi. Sospiravano, considerando il canto di primavera or troppo rosa, or oltremodo verde.
Quando il cantore si metteva a cantare un canto scarlatto orlato di pensiero e venatura argentea di saggezza, tutta la gente di mezza età spalancava le porte dei propri cuori e le finestre della propria anima. Ma i minorenni non prestavano a quel canto un minimo d’interesse, perché loro amavano canti dai colori forti, accesi, dalla coloritura nitida, precisa, dai toni allegri, spensierati, leggeri, ornati di disegni, perfino a quadretti. Per loro si doveva cantare in un modo del tutto particolare, come peraltro per i vecchi, cui piacevano dei canti dai colori profondi e dalle tinte serie.