di Ferdinando Boero
Nelle torri di Babele le stesse parole si interpretano in modi differenti o hanno significati identici pur essendo differenti, come avviene per “paesaggio”, “ambiente”, “natura”, “biosfera”.
“Sostenibilità” ha diverso significato per ecologi e economisti, così come “crescita” e “decrescita”: la crescita del capitale economico a spese del capitale naturale, a conti fatti, fa decrescere anche il capitale economico, dato che la distruzione del capitale naturale ha impatti negativi sull’economia. Per qualcuno la “decrescita” è sinonimo di recessione, mentre altri la intendono come un bilanciamento tra la crescita economica e la decrescita del capitale naturale. Le due tendenze dovrebbero essere bilanciate con la sostenibilità economica ed ecologica. Purtroppo, invece, economia ed ecologia sono contrapposte, anche se gli economisti non si propongono di distruggere la natura, e gli ecologi non vogliono distruggere l’economia. Molto spesso gli ecologisti (che non smetterò mai di dire non equivalgono agli ecologi) dicono no a tutto, mentre i cultori della crescita economica tendono a dire sì a tutto. Le due fazioni si accusano reciprocamente di voler tornare al lume a petrolio o di ritenere possibile la crescita infinita in un sistema finito. Qualcuno dice che la popolazione umana non può crescere all’infinito, mentre altri si preoccupano se la popolazione di una parte del mondo (di solito l’Europa) non cresce. Si chiede alla medicina di allungare la vita, e ci si allarma per l’abbondanza di anziani. Qualcuno dice che è necessario accettare le conseguenze delle centrali che producono energia, o dei sistemi di smaltimento dei rifiuti, ma tutti concordano che gli impianti debbano essere realizzati lontano da dove vivono loro: “non nel cortile di casa mia”, una forma di benaltrismo. C’è sempre un altro posto dove metterli, e se si propone un problema se ne propongono sempre altri più gravi.