L’abito nuovo della regina

Il regno, dove vennero a trovarsi, non aveva frontiere, né mura di cinta, né alcun altro tipo di delimitazione o di barriera. Non aveva né un’armata militare, né il più piccolo distaccamento di guardie di frontiera. Però era un regno potentissimo, indipendente e invincibile. Non poteva essere diversamente, in quanto si trattava del Grande Regno del Sogno e della Fantasia. Ma, come è risaputo, nessuno al mondo mai era stato in grado di mettere in ginocchio il Sogno e asservire la Fantasia.

Un regno come questo, un libero paese come questo soddisfaceva in pieno ogni buon proposito dei due tessitori-sarti, cosicché si fecero annunciare e si presentarono al cospetto della regina del magico regno.

La Regina del Sogno e della Fantasia indossava un abito dal quale si diffondeva una dolce sinfonia. Dalle sue spalle scendeva un mantello fatto di giambi di cinque piedi e in testa si distingueva una classica ghirlanda di sonetti.

«Quali venti vi hanno portato da noi, stranieri?» – risuonò un’invisibile arpa della regina.

«I venti di libertà e il desiderio di diventare cittadini a pieno diritto di questo regno» – risposero i due tessitori-sarti.

«Quali sono le vostre credenziali per avere diritto di diventare cittadini del Grande Regno del Sogno e della Fantasia?» – suonò la regina una nuova domanda sul violino di etere puro.

I due tessitori-sarti raccontarono della loro arte di tessere dal nulla il bello e cucirne l’eterno.

Raccontando, disegnarono nello spazio coi loro morbidi gesti le macchine tessili, poi tesero i fili della trama dai dorati raggi del sole e cominciarono a tessere, con il colorito, forbito linguaggio delle ricercate combinazioni di parole, un’immagine poetica del cielo stellato per l’abito da sera della Regina del Sogno e della Fantasia.

Non appena il più fine e raffinato degli abiti del mondo fu cucito, i due tessitori-sarti lo fecero indossare alla regina.

Si sentì un’esclamazione estasiata di ammirazione!

Grandi e piccoli cittadini del Regno del Sogno e della Fantasia in tutti i modi resero celebre il nuovo abito della regina. Gli uni, immortalandolo nella stupenda musica, gli altri, nei tenui colori pastello dei loro quadri, altri ancora, espressero la loro ammirazione in incantevoli danze… Nell’animo puro ed entusiasmato di ognuno dei cittadini del libero paese, l’arte dei due tessitori-sarti trovò una viva, positiva accoglienza.

Tutti, persino i bambini non privi di fantasia, seduti sugli alberi, si entusiasmarono nello scorgere l’abito nuovo della regina, mentre in corteo solenne, incedeva per le vie della capitale del paese dell’Immortalità, del paese del Sogno e della Fantasia. A nessuno, a nessuno assolutamente passò per la mente che la regina fosse nuda, che non avesse alcun abito, così come, peraltro, non c’era neanche lei stessa, ma una favola.

Questa è la favola nella quale, ancor oggi, vivono dei meravigliosi maestri che tessono dal nulla l’eterno e il bello…

[Traduzione dal russo di Tatiana Bogdanova Rossetti]

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