di Pietro Giannini e Biagio Virgilio
Fra greci e latini. Multiculturalismo nel Salento medievale
È opinione corrente che il papa Urbano VI, concedendo nel 1385 a Raimondello Del Balzo Orsini l’autorizzazione a edificare in (San Pietro di) Galatina la chiesa dedicata a Santa Caterina d’Alessandria, con annesso convento e ospedale, intendeva promuovere la latinizzazione religiosa in Terra d’Otranto. In effetti la Bolla papale, emessa a Nocera il 25 marzo 1385, faceva riferimento ad una richiesta di Raimondello il quale, preoccupato del fatto che «nella Terra di San Pietro di Galatina…, nella quale … abitano Cristiani greci e latini, gli Uffici Divini sono celebrati ancora in lingua greca, che i Latini capiscono pochissimo, aveva iniziato a fondare e a costruire … un luogo per uso e abitazione dei Frati dell’Ordine dei Minori con una chiesa intitolata a Santa Caterina». La Bolla ricorda inoltre che Raimondello a tal fine «aveva già donato dei sicuri beni immobili … e ancora si proponeva di donare». Il testo della Bolla dimostra chiaramente che il cantiere cateriniano era già avviato nel 1385 (era iniziato nel 1383, come convincentemente ha stabilito P. Benigno Perrone) e che la finalità religiosa era stata lucidamente individuata dallo stesso Raimondello. Il papa non faceva che confermare questo intento e contestualmente (con un’altra Bolla nella stessa data) autorizzava i Frati minori di Calabria a stabilire la loro sede nel convento e nella chiesa di Santa Caterina. Iniziava così una vicenda che, attraverso altre tappe significative (le due Bolle di Bonifacio IX, l’una del 30 agosto 1391, con la quale il complesso cateriniano era affidato ai Frati Minori Osservanti della Vicaria di Bosnia, l’altra del 26 aprile 1403, con la quale il complesso era sottratto alla giurisdizione dell’arcivescovo di Otranto ed era posto sotto l’autorità diretta di Roma e sotto il giuspatronato di Raimondello e dei suoi eredi e successori) portò gli Orsini del Balzo a fare del complesso galatinese uno degli strumenti del proprio prestigio e un polo economico-religioso nei secoli florido e potente.
Va aggiunto che nella Bolla istitutiva di S. Caterina non vi è traccia di animosità nei confronti della componente greca della città di Galatina. E non poteva che essere così dato il carattere multiculturale greco-latino che caratterizza Galatina e la Terra d’Otranto in quel torno di tempo. È questa la giusta prospettiva storica in cui va inquadrata la costruzione di Santa Caterina, prospettiva che di recente è stata sostenuta autorevolmente da studiose tedesche, quali Margit Mersch e Ulrike Ritzerfeld, e da una studiosa statunitense (docente in Canada) come Linda Safran. Ed è in questa prospettiva che trovano adeguata spiegazione alcuni particolari della facciata della chiesa, ed elementi del suo interno, che qui possiamo solo sommariamente descrivere.