“Estratti” da Parabita

Il secondo estratto è I com-promessi sposi una storia d’amore nella Parabita del Settecento, a firma di Mario Cala. Bisogna fare un salto indietro nel tempo, perché la storia de “I promessi sposi parabitani”, come in passato semplicisticamente è stata ribattezzata, parte da molto lontano. È appunto Mario Cala, storico parabitano, che la scrive per la prima volta, pubblicandola nel suo articolo Due amanti ed un curato. Una patetica storia d’amore nella Parabita del XVIII secolo, contenuto in “A Parabita due notti d’estate”, (Pro Loco Parabita, 2° edizione, 1977). Si tratta di una storia d’amore che coinvolge due protagonisti della nobile famiglia Ferrari che tenne il feudo di Parabita fino all’Ottocento. La loro relazione sentimentale venne resa nota con un documento del 1823, “Memoria pel Duca di Parabita nella causa co’ fratelli Ferrari” (Napoli, Tipografia di Nunzio Pasca), un trattato di giurisprudenza in cui essa era contenuta. I fatti si svolgevano nell’anno 1780 quando Don Francesco Saverio Ferrari, figlio di Don Giuseppe, primo Duca di Parabita, viveva una clandestina e tormentata storia d’amore con Rosaria Cataldo, una popolana, probabilmente figlia di qualche governante di casa Ferrari. Chiaramente ciò trovò la disapprovazione della illustre famiglia del rampollo parabitano, tanto che Francesco Saverio e Rosaria dovettero ricorrere all’astuzia per poter celebrare il matrimonio. I due giovani, che avevano già avuto due figlioli, Francesco e Vincenzo, si recarono notte tempo da un recalcitrante arciprete, Don Vincenzo Maria Ferrari, costringendo con l’inganno il curato a dichiararli marito e moglie. L’arciprete successivamente negò che quel rito fosse valido perché estorto con l’inganno e Rosaria e Francesco Saverio vennero condannati l’una a stare richiusa in un monastero di Lecce e l’altro a non più rivedere la sua amata. Dopo una lunga battaglia legale, il matrimonio divenne valido. Ma nel frattempo Francesco Saverio, che tanto aveva sofferto per l’onta subita e per la lontananza da Rosaria, si ammalò gravemente e morì dopo appena un anno. Questa sfortunata storia d’amore venne documentata da Mario Cala, che nel suo scritto allegava anche un albero genealogico della famiglia Ferrari. L’ articolo di Cala fu poi ripubblicato nella miscellanea “Minima Storica Parabitana”, edita dall’Adovos di Parabita nel 1991 e in Studi di Storia e Cultura meridionale, volume della Società di storia Patria per la Puglia (Galatina, Congedo) nel 1992.  Intorno a questi fatti, qualche anno fa, si scatenò un certo clamore mediatico in quanto un giovane ricercatore, appropriandosi della storia, volle far credere che lo stesso Manzoni per il suo celebre romanzo I promessi sposi si fosse ispirato ai due giovani parabitani. Ciò portò Mario Cala a smentire pubblicamente quanto in maniera proditoria affermato dall’intraprendente giovane, dal momento che lo stesso Cala, se aveva parlato di analogie fra la sua storia e quella dei Promessi Sposi manzoniani, mai aveva voluto far credere che il grande scrittore milanese si fosse recato a Parabita o fosse in qualche modo venuto a conoscenza di questo documento. La contesa fra Cala e il giovane millantatore ebbe anche uno strascico giudiziario. Non si può escludere che il Manzoni abbia potuto leggere il resoconto della storia ma nessuna fonte vi è in merito. Certo è che si tratta di una storia molto intrigante sulla quale qualche anno fa anche lo studioso Ortensio Seclì ha incentrato il suo romanzo storico, Il giardino grande (Parabita, Il Laboratorio editore, 2012). Seclì, partendo dalla documentazione di cui sopra, sviluppa una trama del tutto avvincente, tanto da far quasi dimenticare la realtà storica che ha fornito l’abbrivio per la narrazione. Aldo D’Antico dunque ha deciso di ripubblicare nella collana “Estratti” la versione originale di Mario Cala, che nonostante gli anni trascorsi si presta ancora ad una piacevole lettura.

L’altra pubblicazione è quella di Francesco Marzano, Guida allo studio di Economia Politica, edita dallo Stabilimento tipografico Pomarici di Potenza, nel 1887. Questa pubblicazione occupa il numero 6 della collana “Estratti”. Francesco Marzano, nato a Parabita nel 1858, fu uno dei più insigni rappresentanti della scuola economica salentina. Giurista ed economista, pubblicò il primo trattato italiano di scienza delle finanze, anticipando di circa 37 anni l’opera di Antonio De Viti De Marco, economista di chiara fama nazionale e deputato radicale al Parlamento italiano agli inizi del Novecento. Molto meno conosciuto, invece, il Marzano ha dei meriti innegabili nel campo degli studi economici italiani, di cui può considerarsi un luminare. La sua fondamentale opera, Compendio di Scienza delle Finanze, venne pubblicata nel 1887 dall’Unione Tipografica Torinese e poi ristampata in seguito dalla Utet. L’Ottocento, a Parabita, come informa Aldo D’Antico, in Parabita – Memorie  e sue antichità di Giuseppe Serino (Parabita, Il Laboratorio, 1998),è un secolo in cui si respira un grande fermento in tutti i settori. Nascono molti frantoi e molini, che utilizzano anche strumenti industriali, e si strutturano in una società cooperativa chiamata “I molini di Parabita”; viene fondata una Società di Mutuo Soccorso, una Farmacia del Popolo e cresce moltissimo il livello dell’occupazione e dell’istruzione. Nel 1888, inoltre, viene fondata la Banca Popolare di Parabita, ad opera di otto cittadini parabitani: Giovanni Vinci, Giuseppe Ferrari, Luigi Muja, Francesco Marzano, Domenico Ferrari, Luigi Giannelli, Donato Pierri e Salvatore Laterza.  Marzano, fra i fondatori della Banca Popolare Cooperativa di Parabita, ne fu il primo Direttore Generale.  Fu anche Segretario della Camera di Commercio di Lecce e fondò e diresse riviste come: “Il Monitore”, “Il Rolandino”, “La Gazzetta del Notariato” e “Le leggi finanziarie”. Fra i suoi trattati, ricordiamo: Questioni di diritto positivo finanziario, La Riforma delle Tasse sugli Affari – Legge sulle tasse di registro, Teoria generale delle imposte sulla spesa, comunemente chiamate imposte indirette, Il commercio del vino nei principali stati del mondo, e Guida allo studio dell’Economia Politica, che viene ora ripubblicata. Marzano morì nel 1924, passando il testimone ad un altro grande giurista, esperto di diritto commerciale: Alfredo De Gregorio (1881-1979), studioso di fama nazionale, anch’egli figlio della eccellente Parabita.

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