Nel nostro paese il “mondo produttivo” delocalizza le produzioni dove i salti sono bassi e non ci sono leggi che salvaguardano l’ambiente. Se le produzioni non sono delocalizzabili (vedi quelle agricole) si importa manodopera a bassissimo prezzo da paesi ridotti alla disperazione. Il risultato è un progressivo impoverimento della popolazione. I giovani, oggi, vivono ancora decentemente grazie agli stipendi e alle pensioni dei loro genitori, ma quando questi non ci saranno più il loro potere d’acquisto crollerà. Lo stiamo vedendo già ora. I negozi di qualità media, quelli rivolti alla classe media, stanno chiudendo e sono sostituiti da negozi che vendono merci a bassissimo prezzo, di solito prodotte altrove. Se i salari sono bassi, è normale che si comprino merci di basso valore. Le soluzioni non sono facili, ma è evidente che, se i nostri giovani laureati trovano lavoro ben pagato in altri paesi, altrove si è in grado di valorizzare la manodopera qualificata. Da noi no. La capacità portante si esprime con la lettera K, essa si raggiunge con il tasso di crescita, espresso con la lettera r. Gli animali hanno due strategie principali. Quelli a vita lunga e di grandi dimensioni, che investono molto sulla prole in termini di cure parentali, sono a strategia K e le loro popolazioni sono stabili. Crescono fino alla capacità portante e poi si stabilizzano: le nascite bilanciano le morti. Se le nascite sono eccessive, i tassi di riproduzione diminuiscono fino al ritorno alla capacità portante. Gli animali a strategia r hanno vite brevi, fanno tantissimi figli su cui non investono molto: le loro popolazioni vanno incontro a mortalità massive, seguite da natalità altrettanto massive. Questi sono gli estremi. Ma ci sono molte vie di mezzo. Ai tempi di mia nonna Ottavia la nostra strategia era più spostata verso r, mentre oggi siamo più spostati verso K. Facciamo meno figli, viviamo più a lungo, e investiamo molto sulla prole. Si sta chiedendo agli italiani di tornare a una strategia r (facendo più figli) pensando che questo possa essere compatibile con una strategia K. La transizione ecologica, prima di tutto, dovrebbe essere culturale e a quanto pare siamo ancora lontani dall’aver capito i principi dell’ecologia. Mia nonna direbbe che vogliamo la botte piena (tanti figli) e la moglie ubriaca (con una vita prospera). Oltre a illuderci che i misuratori dell’economia possano crescere all’infinito, pensiamo anche che le nostre popolazioni si possano espandere all’infinito. Ovviamente senza tener conto delle risorse da cui dipendono l’economia e il nostro numero.
[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 17 maggio 2021]