Le “facce” di Rudy Marra”

Si avverte il richiamo di Goethe della “Teoria dei colori” in questo racconto, ma fonte di ispirazione può anche essere stato il noto aneddoto che si tramanda su Michelangelo, il quale di fronte alla perfezione delle forme del suo Mosè avrebbe gridato: “perché non parli?”.

Fra fumo e birra, nella follia parossistica del pittore di facce, si dipanano le pagine del racconto che rievoca le atmosfere di certa letteratura americana, quella della Beat Generation, di Kerouac, di Burroughs, vagamente anche di Bukowsky. In effetti, la scrittura è dinamica, quasi cinematografica, e il linguaggio usato, confidenziale, basso.   Che dire poi del movente che offre pretesto e contesto a Marra per scrivere questa short story, ossia la confessione di un malato di mente? A partire dall’inizio del Novecento, con le teorie di Freud, i rapporti fra letteratura e psicanalisi sono sempre stati molto stretti. Pensiamo a “La coscienza di Zeno”, di Italo Svevo, o a “La signorina Else” di  Arthur Schnitzler, connazionale di Freud e medico psichiatra come lui, autore anche di  “Doppio sogno” da cui il regista Stanley Kubrick ha tratto nel 1999 il film Eyes Wide Shut.  Lo stesso Freud ha analizzato questi rapporti nei suoi interessanti “Saggi sull’arte, la letteratura e il linguaggio, con uno studio psicanalitico sul romanzo Gradiva di Wilhelm Jensen, le annotazioni psicobiografiche su Leonardo da Vinci e la teoria sul perturbante, e poi con il saggio “Dostoevskij e il parricidio”. Tanti gli scrittori nel Novecento che hanno contratto un debito di riconoscenza con la psicanalisi, da T.S. Eliot a Stefan Zweig, da Thomas Mann a Robert Musil, da D.H. Lawrence, a Hjalmar Bergman, ma anche gli scrittori del “flusso di coscienza” come James Joyce e Virginia Woolf.  Rudy Marra si inserisce in questo fortunato filone che ultimamente anche in tv sta dando i suoi frutti, pensiamo a “Mental” trasmesso in Italia da Fox, a “Perception”, sempre su Fox , o  più recentemente a “In treatment”, serie italiana trasmessa da Sky. Proprio come ne “La coscienza di Zeno”, nel libro di Marra il protagonista del racconto espone al medico curante gli accadimenti della propria vita, li trascrive su un diario, e affastella tentativi di spiegare le cause che lo hanno portato a quella ossessione per i colori e per il ritratto perfetto, divenuta patologica.

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