di Gianluca Virgilio
Perché alla bella età di settantotto anni un senatore di quella che chiamano Prima Repubblica decide di pubblicare i suoi ricordi relativi al periodo in cui egli prese parte attivamente alla vita politica, dedicandoli “Ai miei Familiari / Ai miei Elettori”? Desiderio di vederci chiaro, di approntare un consuntivo che non disperda l’esperienza fatta, o, ancora, la voglia di partecipare, questa volta da una posizione appartata qual è quella di ogni scrittore, alla vita politica dei nostri giorni: tutte queste, e altre ancora, sono le motivazioni che stanno a fondamento delle memorie del senatore Giorgio De Giuseppe dal titolo Una vita non basta, con sottotitolo Ricordi politici dell’Italia repubblicana (1953 -1994), presentazione di Nicola Mancino, prefazione di Gino Pisanò, Mario Congedo Editore, Galatina 2008, pp. 424.
Giorgio De Giuseppe per sei legislature è stato il senatore candidato della Democrazia Cristiana eletto nel collegio Gallipoli-Galatina, ed ha ricoperto importanti incarichi negli organismi istituzionali dello Stato: presidente del gruppo parlamentare dei senatori della DC, vice presidente Vicario del Senato, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla dignità e la condizione sociale dell’anziano, ecc. Insomma, un uomo vissuto nelle istituzioni per tutta la vita, giunto alla politica dopo aver insegnato nell’Università di Lecce Istituzioni di diritto pubblico ed essere stato Provveditore agli studi della stessa città. Infine, nel 1994, dunque a sessantaquattro anni, ovvero in un’età relativamente giovane per la politica italiana, per lunghi anni dominata dalla gerontocrazia, De Giuseppe decide di non ricandidarsi più. Che cosa è successo?