«Nel grande silenzio»

Soliloquio di Nietzsche nell’«immensa impossibilità di parlare»

di Cosimo Scarcella

Friedrich Nietzsche (1844-1900) – interprete di una delle più radicali revisioni culturali dell’Occidente – in «Aurora» (1881) intitola il pensiero n. 423 «Nel grande silenzio». E’ uno scritto breve ed essenziale, ma nella sua stringatezza denso di messaggi eloquenti, con i quali il filosofo manifesta il suo animo combattuto da opposte istanze e prefigura non pochi esiti del suo pensiero nichilista, indovinati ed efficaci anche per i tempi che ci è dato vivere.

Allontanatosi dalla ressa e dai frastuoni della «città» – confida il filosofo – trova rifugio in riva al mare in un luogo solitario, che conciliava la meditazione sul senso immediato e finale del vivere cosmico e sulla destinazione dell’operosità e dei travagli degli uomini. La serena limpidezza dell’aria e la trasparente luminosità dei luoghi placavano il suo spirito stanco e sollecitavano la sua mente a meditare su problemi di vario interesse. Abbandonatosi completamente alla pace di quell’ambiente, il filosofo si sciolse da ogni reticenza e fuse i moti del suo essere con le palpitazioni della Natura, alla quale si rivolse con parole echeggianti un’antica intima frequentazione, amichevole e familiare: «Ecco il mare – le rivolse amabilmente soddisfatto -, qui possiamo dimenticare la città». Tutti, infatti, provati e stanchi per le vicissitudini della quotidianità, cercano un quieto riposo rigenerante, che favorisca l’oblio delle avversità e consenta lo scambio reciproco di confidenze di felicità e di sofferenza, di conquista e di fallimento.  

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