In questa fase del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) Lecce deve puntare alle risorse necessarie per rilanciare il suo Patrimonio Culturale, con un Progetto complessivo e ambizioso, come quello che Adriana Poli Bortone riuscì a realizzare per il Barocco, ben sapendo che ogni Euro investito nella Cultura produce più di 2,65 euro di indotto, secondo la stima di Impresa Cultura-Confcommercio.
Per questo bisognerà pensare ad un progetto di ampia prospettiva e sono certo che la Soprintendenza del Mare, nata da poco a Taranto, con la Soprintendente Barbara Davidde saprà rispondere efficacemente a questa esigenza. Alla sua attenzione pongo alcune idee per salvare questo straordinario contesto archeologico, secondo due azioni principali:
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Azione A) conoscenza delle potenzialità dell’antico Portus Lupiarum
Azione B) Intervento di restauro e valorizzazione
Per l’azione A si deve pensare ad una messa in luce integrale dei resti antichi; infatti i saggi di scavo limitati degli scorsi anni hanno evidenziato le bitte di ormeggio delle imbarcazioni, così bene ricostruite nelle immagini virtuali di Ivan Ferrari, e tanti altri dettagli, ma non hanno permesso di raggiungere l’antico fondale. Bisogna pensare che tutta la zona a sud del molo è attualmente coperta da una duna di sabbia che nasconde i fondali antichi, dove si conserva certamente l’archivio delle attività portuali che si svolgevano in età romana: imbarcazioni affondate, scarichi di anfore e di altri oggetti rotti durante la navigazione, tracce delle navi all’attracco: a Selinunte gli scavi nel porto della Missione archeologica tedesca sono stati in grado di evidenziare le tracce delle chiglie delle imbarcazioni che aravano il fondale. Ma spettacolari scoperte sono state fatte negli scavi in città dove gli antichi porti si sono interrati; pensiamo a Pisa, dove è stato costruito un Museo delle navi rinvenute, oppure a Napoli dove i fondali del porto romano sono stati scavati nella Piazza del Municipio, di fronte al Maschio Angioino, in occasione dei lavori della Metropolitana. Ma lo scavo più esteso di un porto si è effettuato a Istanbul dove sono emerse le strutture degli approdi della capitale dell’Impero di Bisanzio, con decine di navi ed una ricchezza incommensurabile di materiali archeologici. Perché non progettiamo insieme, Soprintendenza, Università, Comune, lo scavo del porto di Lecce? Qui erano scaricati dalle navi onerarie i blocchi lapidei provenienti da ogni parte del Mediterraneo, per costruire i monumenti di Lupiae, che allora erano di marmo; pensiamo al Capitolio che si trovava in piazza Duomo, alle gallerie dell’anfiteatro, ai rivestimenti di marmo africano del Teatro, alle tante statue che ornavano questi edifici. Una città di marmo, mentre la Lecce monumentale che conosciamo, quella barocca, era in calcare, anche se nella nostra bellissima pietra leccese, ed il marmo era usato soltanto per gli altari e gli arredi interni delle Chiese.
Per l’azione B anche va pensato un intervento di vasta portata: dallo scavo estensivo saranno portati alla luce decine di blocchi appartenenti alla struttura del molo; tanti se ne vedono affiorare lungo il lato esterno del molo, quello rivolto a nord. Bisognerà pensare ad un progetto di ricostruzione della struttura secondo i metodi e le modalità dell’Archeologia Sperimentale. I blocchi in crollo andranno riposizionati e le lacune, alcune gravissime che espongono la struttura all’erosione marina, integrate con nuovi blocchi ricostruiti secondo le tecniche antiche. Solo così potremo salvare il molo, un esempio unico dell’ingegneria romana. A poco infatti sono servite le stilature del nucleo in conglomerato interno, attraversato da catene di blocchi, realizzate negli scorsi anni, utilizzando tra l’altro una strana malta color rosso ruggine, completamente diversa dalla malta antica, con un risultato erroneo di risarcimento, non soltanto per ragioni estetiche. Infatti ampi blocchi di conglomerato si sono staccati di recente, sotto l’urto delle onde marine.
Sono suggerimenti che metto a disposizione di chiunque vorrà ascoltarli. Alle osservazioni che un tale intervento verrà a costare troppo, rispondo come la celebre frase di Derek Bok, Rettore dell’Università di Harvard: “Se la cultura vi sembra troppo costosa, provate con l’ignoranza”.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia” del 28 aprile 2021]