di Ferdinando Boero
La transizione ecologica ha un solo obiettivo: migliorare la condizione umana. Fino ad ora lo abbiamo fatto attingendo risorse dal resto della natura, come tutti gli altri animali, ma siamo diventati così efficienti da mettere a rischio le risorse che ci sostengono. Le popolazioni dei viventi si rinnovano, con i processi riproduttivi, ma se le consumiamo in quantità superiori rispetto ai tassi di rinnovamento, dopo un po’ le risorse finiscono. L’agricoltura ha inventato sistemi di produzione efficienti, concentrandosi su pochissime specie, sostenute artificialmente con fertilizzanti e mangimi, uccidendone i nemici con i pesticidi e gli antibiotici. Così facendo banalizza l’ambiente. Dove prosperavano migliaia di specie, a formare ecosistemi complessi, ora ci sono agroecosistemi a bassissima diversità strutturale e funzionale, sostenuti artificialmente.
Stiamo logorando la natura. Basta un patogeno un po’ più virulento e corriamo il rischio di perdere tutto, come è avvenuto per gli olivi del Salento. La semplificazione della natura si sta ritorcendo contro di noi e tutti i paesi stanno riconoscendo l’urgenza del problema dell’erosione della biodiversità e del cambiamento climatico, tanto da riconoscere la necessità di inventare modi più sostenibili di rapportarci con l’ambiente. La sostenibilità si misura attraverso lo stato di biodiversità ed ecosistemi a seguito di nostri eventuali cambiamenti di direzione. Se lo stato della natura migliora, i nostri sforzi hanno successo. Altrimenti ci dobbiamo impegnare di più. Il contributo dell’ecologia consiste proprio nel valutare l’efficacia delle azioni intraprese. La realizzazione di un sistema osservativo simile a quello meteorologico, che ci permetta di valutare lo stato di biodiversità ed ecosistemi, è urgente. È dal 1992 che tutti i paesi del mondo, o quasi, hanno convenuto che la biodiversità sia essenziale per la nostra sopravvivenza. Ma poi non si è fatto quasi nulla. Le Nazioni Unite hanno dedicato proprio alla biodiversità Il decennio appena trascorso e ora siamo entrati nel decennio dell’oceano. Se n’è accorto qualcuno?