Per avere un’idea dell’ampiezza dello spettro che siffatta campionatura offre è sufficiente scorrere l’indice degli autori e dei brani: si parte dalle ‘fortunose’ vicende di Landolfo Rufolo (IV novella della II giornata del Decamerone) per approdare al «presagio di favolosi viaggi» di Lalla Romano e all’amaro disincanto di Mario Praz, per il quale l’incalcolabile ricchezza del retaggio di un ineguagliabile passato viene soverchiata dall’inettitudine del popolo greco a gestire e valorizzare tale passato. Tappe di questo viaggio sono le Descrizioni delle isole Ionie di Tommaso Porcacchi (un cinquecentesco ‘viaggiatore fermo’, come lo definisce Nicolì), trascritte dall’edizione cinquecentesca conservata presso la Biblioteca Universitaria di Bologna; le tardobarocche celebrazioni delle Deliciae di Taranto di Tommaso Niccolò d’Aquino; la settecentesca narrazione epistolare del Viaggio in Grecia dell’abate siciliano Saverio Scrofani; la descrizione ‘disegnata’ di Zante, Itaca, Leucade e Corfù ad opera del pittore romano Simone Pomardi; il testo sulle isole Ionie del Foscolo, che, per la verità, poco ha a che vedere con l’odeporica ma che alla curatrice è apparso interessante in quanto «presenta il quadro della situazione storico-politica di quell’area in un preciso momento storico» (p. 181). Per molti aspetti innovativa poi la prospettiva a tutto tondo che emerge dalla relazione di viaggio relativa alla Dalmazia Le Isole Jonie e la Grecia (visitate nel 1840) di Francesco Cusani, come sicuramente rilevante risulta il viaggio ‘pittorico tra Bari e Taranto di Raffaele Liberatore per l’attenzione specifica riservata ad aspetti particolari delle zone descritte, che forse va al di là di un generico gusto della couleur locale di romantica tendenza e punta alla (ri)costruzione di una memoria identitaria fra echi del passato e rilevanza accordata alla storia e all’ambiente locali. Curiosità suscita la scelta di selezionare, in una «campionatura significativa per quanto arbitraria» avverte la curatrice (p. 357), alcune pagine del Secondo esilio di Niccolò Tommaseo, opera che, fra memoria e impegno civile, lascia trasparire tutta la partecipata ammirazione dello scrittore per la storia passata e recente di quella che egli considerò la sua ‘seconda patria’, la Grecia. Gradevole, infine, prima delle prose di Romano e Praz – alle quali si è fatto cenno prima – la lettura della lunga epistola Da Bari a Taranto, inviata da Cosimo De Giorgi a Guido Mugnaini, nella quale lo scienziato di Lizzanello distilla sapientemente oggettivi aspetti scientifico-naturalistici con personali ed emotivamente partecipate ‘impressioni’ di viaggio.
Insomma, va dato atto a Rita Nicolì, che non trascura di fornire un funzionale Indice dei nomi e offre puntuali indicazioni critico-esegetiche (edizioni utilizzate, indicazioni cronologiche e altro), un breve sunto e una Nota al testo per ognuna delle prose, di aver allestito con pazienza e passione un volume che, al di là di inopportuni giudizi, peraltro sempre opinabili, al riguardo delle scelte operate, invoglia alla lettura e induce itinerari terracquei, oltre i reali percorsi, in luoghi talvolta inusitati e che dilatano nel tempo le suggestioni di quella che, con riferimento all’Odissea, Vico definì felicemente ‘geografia poetica’. E a mio parere, proprio quei brani che narrano di navigazioni tra due mari, tra terra e terra lungo il πóντος Mediterraneo, anche se rivissute attraverso il fascinoso filtro della memoria, risultano i più coinvolgenti per freschezza delle immagini e brio della prosa, ma pure convincenti nella direzione, peraltro di scottante attualità, di un recupero della ‘cultura del mare’ intesa come cultura della pace, del dialogo, della tolleranza.
Buon mare e gradevoli percorsi!
[“Presenza taurisanese”, anno XXXIX n. 4 Aprile 2021, p. 6]