di Antonio Prete
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Vedi, diceva, quel confine d’ombra
che degrada sul muro e fa lucente
il muschio. È tempo, figura di tempo.
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Come il passo dell’antilope in corsa
all’alba verso il fiume. Come il grano
di sabbia che nell’ostrica s’imperla.
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Il frangersi dell’onda sugli scogli
è tempo, come il solco della luna
nel cielo e il volo nuziale dell’ape.
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Nella quieta armonia dell’accadere
tremar di foglia e moto delle stelle
sono sillabe di una stessa lingua.
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Il grido della pernice ferita
anch’esso è suono di quell’alfabeto.
Ma il dolore del vivente, diceva,
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mostra del tempo la gelida semente.